Le Province si dichiarano impotenti. Di Marco: “Il 18 ho chiesto aiuto a Governo ed Esercito”
PESCARA, 27 gennaio – Dopo il disastro dell’Hotel Rigopiano, i presidenti delle Province del centro Italia scelgono Pescara per dichiarare il loro stato di impotenza e per mettere in guardia il Governo ed il Paese intero dal rischio che si ripetano altre sciagure. La riforma Delrio ha sostanzialmente esautorato le Province, con drastiche riduzioni di mezzi e risorse. In capo a questi enti, però, restano funzioni e servizi impegnativi, che le Province non sembrano più in grado di garantire.
L’esempio più tragico e calzante è proprio di questi giorni. Il 18 gennaio l’Abruzzo ha dovuto fare i conti con quattro scosse di terremoto e una nevicata imponente, che hanno mandato nel caos un’intera regione: strade bloccate, interi centri abitati isolati e senza luce, e poi una terribile valanga che ha spazzato via l’Hotel Rigopiano di Farindola, uccidendo 29 persone. La Provincia di Pescara è stata letteralmente tramortita dall’emergenza, come spiega lo stesso presidente Antonio Di Marco:
“E’ stata una parentesi tristissima per la Provincia di Pescara, ampiamente anticipata dal crollo dell’Istituto Alberghiero di Pescara, due anni fa, quando alla visita del ministro Giannini non seguì alcun riscontro. La mattina del 18 io ho chiesto l’intervento dell’esercito. Alle 12 ho chiesto aiuto anche a Gentiloni. Eravamo in prefettura, con le scosse di terremoto e ci sentivamo sotto attacco. C’erano molti paesi della provincia completamente isolati, come Villa Celiera, Sant’Eufemia e tanti altri. Ho dovuto mandare degli elicotteri perché la gente rischiava di morire. Con 250mila euro è impossibile fare fronte all’emergenza neve, gestire la viabilità e sfalciare l’erba in tutta la provincia”.
I numeri d’altronde parlano chiaro: gli stanziamenti ricevuti dalla Provincia di Pescara per sfalcio erbe, patrimonio arboreo, sgombero neve, acquisto disgelante, manutenzione straordinaria, manutenzione ordinaria e pronto intervento, sono scesi dagli oltre 3 milioni di euro del 2011 ai 299mila euro del 2016: un taglio del 90% (al netto dei fondi regionali) con finanziamenti 52 volte inferiori al fabbisogno reale, che la Provincia stima in quasi 12 milioni di euro.
Lo Stato, in sostanza, sottrae soldi ai territori e i cittadini si ritrovano con meno servizi: basti pensare che in provincia di Pescara le entrate generate nel 2015 dalle tasse provinciali Rc auto e Ipt hanno toccato quota 18,5 milioni di euro. L’82% di queste risorse, ovvero 15 milioni di euro, è stato dirottato verso Roma.
Di Marco osserva:
“In passato ho sottoposto vari dossier sulla situazione della Provincia di Pescara all’attenzione della presidente della Camera Boldrini, del premier Renzi e del ministro Del Rio, senza che nessuno sia intervenuto. Abbiamo girato dossier anche ai parlamentari abruzzesi e visti i risultati sarebbe necessario iniziare a cercare di comprendere anche che tipo di lavoro abbiano svolto i nostri rappresentanti in parlamento”.
Poi il discorso scivola inevitabilmente sul mancato intervento del 18 gennaio, da parte della Provincia di Pescara, per liberare dalla neve la strada che porta all’Hotel Rigopiano.
“Il giorno prima la strada per Rigopiano era libera e se il 18 ho chiesto l’intervento del Governo significa che la struttura che gestisco non poteva più essere d’aiuto – osserva Di Marco -. C’era emergenza in tutta la provincia e anzi la situazione di Farindola, se non fosse stato per la slavina, sarebbe stata molto più agevole da gestire rispetto a quella di altri centri. L’Unimog della Provincia era rotto e noi non abbiamo le risorse per potenziare il nostro parco mezzi”.
Il caso Pescara non è isolato. Gli esponenti delle Province di Chieti, Teramo, L’Aquila, Rieti, Ascoli Piceno, Fermo, Perugia, Macerata, Ancona e Pesaro-Urbino, presenti all’incontro con la stampa che si è tenuto oggi nel capoluogo adriatico, dicono di sperimentare problemi assolutamente identici.
Spetta ad Achille Variati, sindaco di Vicenza e presidente nazionale dell’Upi, lanciare il grido di allarme delle Province italiane:
“Il nostro pensiero va alle vittime di queste sciagure. Abbiamo riflettuto se fosse opportuno fare una conferenza stampa ora, ma per rispetto proprio di questi cittadini che non ci sono più, delle sofferenze e dei danni enormi che ci sono stati, ci siamo convinti di dover rispondere ad alcune domande. Occorre chiedersi non solo di chi è la colpa, ma anche perché le cose accadono. Questo è un Paese che non sa fare delle esperienze negative e dolorose degli esempi affinché le cose non si ripetano. E allora oggi constatiamo che la riforma Delrio, che era partita in modo positivo, oggi non va. Questa riforma aveva un elemento positivo, che è quello di affidare responsabilità ai sindaci che conoscono già i territori, metro per metro e hanno passione, ma qui si è toccato l’impianto di un sistema e si è finito per toccare anche la sicurezza dei cittadini”.
Poi Variati è ancora più esplicito e si rivolge direttamente al Governo:
“Non siamo in grado di fare un bilancio nel 2017. Urliamo basta, non vogliamo altri morti. Le Province hanno fatto di più di quello che potevano fare in questa emergenza, senza soldi. Hanno assicurato i servizi di somma urgenza senza copertura finanziaria. Qualcosa non va. Quindi ora lo diciamo al Parlamento e all’amico Gentiloni: ora tocca a te, servono 400-500 milioni di euro, ma subito, non promesse ma cose reali. In caso contrario, salutiamo. Non prendiamo un euro, non è per noi questa protesta ma è per i cittadini che si ritroveranno senza servizi. Il 7 dicembre scorso abbiamo già scritto una lettera a Mattarella dove illustravamo la nostra situazione: le province italiane sono tutte in predissesto. Serve un decreto legge per le emergenze finanziarie, perchè un organo costituzionale come le province rischiano un crollo come mai era accaduto dai tempi dell’Unità d’Italia”.