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Mimmo Di Tizio rompe il silenzio: “Il mio manifesto non è un plagio, viva le chiappe nell’arte”

Mimmo Di Tizio rompe il silenzio: “Il mio manifesto non è un plagio, viva le chiappe nell’arte”

FRANCAVILLA, 22 maggio 2017 – Dopo un lungo silenzio, a poche ore dall’accantonamento della sua opera da parte del Comune di Francavilla, Mimmo Di Tizio, l’autore del manifesto che ha provocato dure accuse di plagio e di sessismo, decide di metterci la faccia e racconta la sua versione dei fatti.

Di Tizio parte dall’inizio:

“Decisi di partecipare al concorso indetto dal Comune di Francavilla con un’immagine volutamente istituzionale, naftalinica e didattica.  Dato che il concorso prevedeva di poter inviare due grafiche, nel giro di poco decisi di ricorrere ad una seconda proposta, utilizzando una strategia a basso budget, attuata attraverso tecniche di comunicazione non convenzionali, ovvero Guerrilla Marketing”.

E sarà proprio questa seconda opera a vincere il contest indetto dal Comune per pubblicizzare la stagione estiva. Un’opera che finirà per attirare una pioggia di critiche:

“Pensai subito ad Anthea Hamilton e alla sua famosa opera ‘Natiche d’oro’, ma risultava troppo spinta e dirompente. Utilizzare il concetto del fondoschiena, però, mi piaceva molto. Mi tornarono in mente le opere di Parra, i colori di Lodola, l’irriverenza del tratto di Altan, i cromismi di Matt Groening, l’immediatezza di Labadessa, la provocazione di Scozzari e la dinamicità di Tanino Liberatore, nostro celebre conterraneo. Tutti elementi facilmente riscontrabili nella mia composizione. Un caleidoscopio ed un concentrato di contemporaneità e pluralità artistiche. Citare significa proprio questo: prendere le idee di coloro che sono venuti prima di noi, ma non soffermarsi semplicemente ad imitare, piuttosto trasformare la comunicazione in qualcosa di nuovo. Siamo tutti una raccolta delle nostre esperienze di vita”.

Di Tizio, legittimamente, afferma di essersi ispirato ad un’ampia gamma di artisti, anche se la sua immagine, ad essere sinceri, sembra ricalcare alla perfezione il lavoro realizzato da Parra: stessi particolari, stesse forme, stesse pieghe, stesse proporzioni e stessa postura. Non spetta a noi delineare i confini del plagio, ma all’occhio di un profano l’opera di Di Tizio non potrebbe essere considerata altrimenti.

L’autore della grafica accantonata dal Comune di Francavilla, ad ogni modo, ha il merito di non sottrarsi al confronto e sceglie di ribattere nel merito anche alle accuse di sessismo:

“La cosa che mi dispiace di tutta questa polemica è che ci proclamiamo emancipati ed evoluti, ma ancora oggi ci scandalizziamo per un paio di natiche, peraltro fumettate e giudichiamo la cosa additandola come sessista. Non dimentichiamoci che il concetto del ‘culo’ nell’arte è antico come il mondo. La venere di Willendorf, Bosch, Toulouse Lautrec, Rubens, Andre Martins de Barros, Botero, per citarne solo alcuni. Pertanto mi sento di dire: ‘Viva l’arte, chiappe e culo annesse’.

Una visione che risulterebbe assolutamente corretta e condivisibile, se non fosse che nessuno si è scandalizzato delle “natiche nell’arte”. Le critiche – a torto o a ragione – sono state indirizzate all’utilizzo delle “chiappe” femminili per fini commerciali.  A qualcuno è apparsa una scelta banalotta, scontata e per certi versi fuori dal tempo. E in tutta sincerità non ci sentiamo di dargli torto.

L'altra immagine, più istituzionale, realizzata da Mimmo Di TIzio

L’altra immagine, più istituzionale, realizzata da Mimmo Di TIzio

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