SULMONA, 28 novembre – Procedimento penale contro ignoti per il reato di rivelazione di segreto di ufficio in relazione alla divulgazione su organi di stampa il 19 novembre di parte della lettera rinvenuta dai Carabinieri nell’automobile dell’ex generale Guido Conti, morto suicida con un colpo di pistola lo scorso 17 novembre. Ad aprirlo la Procura di Sulmona. La divulgazione del manoscritto è avvenuta prima della consegna di copia della lettera ai familiari e alla Procura. 

In particolare, nella lettera Conti scriveva che “da quando è accaduta la tragedia di Rigopiano la mia vita è cambiata. Quelle vittime mi pesano come un macigno. Perché tra i tanti atti, ci sono anche prescrizioni a mia firma. Non per l’albergo – insisteva – di cui non so nulla, ma per l’edificazione del centro benessere, dove solo poi appresi non esserci state vittime. Ma ciò non leniva il mio dolore. Pur sapendo e realizzando che il mio scritto era ininfluente ai fini della pratica autorizzativa mi sono sempre posto la domanda: potevo fare di più?”.

Dopo la morte dell’ex generale è emerso come Conti non era e non sarebbe mai stato indagato per la tragedia dei 29 morti. Anche i consulenti tecnici della Procura di Pescara hanno confermato come “il parere sul vincolo idrogeologico risulta correttamente rilasciato poichè l’esiguo movimento di terreno per la sistemazione del manufatto non poteva determinare nessun movimento franoso e in ogni caso tale parere non era mirato ad affrontare le specifiche tematiche di geomorfologia globale dell’area nel contesto complessivo”.

Il passaggio riguarda il parere favorevole emesso dall’ex generale nel marzo del 2007, quando guidava il Comando provinciale della Forestale. Nella lettera Conti aveva parlato di Rigopiano come di un suo cruccio.