Officina L’Aquila: viaggio nei cantieri della ricostruzione e nella città che sarà /FOTOGALLERY
L’AQUILA, 26 ottobre – Il cuore dell’Aquila è polvere e cemento, batte al ritmo ossessivo di attrezzi edili che distruggono e ricuciono ricordi sconnessi dal terremoto. Il cuore dell’Aquila ha una vita strana, che anima tempi e luoghi che sono ancora altro rispetto alla normalità. Al quotidiano comune. Su questo hanno aperto una finestra gli incontri internazionali 2016 di “Officina L’Aquila” tre giorni di laboratori tecnici e culturali alla scoperta della città che c’è, ipotizzando quella che potrà essere. L’oggi è un percorso attraverso i vari stadi dei cantieri del centro storico, alcuni quasi finiti, altri ancora all’inizio.
La direttrice percorsa è quella che, dalla Fontana Luminosa, porta fino a piazza Duomo, uno slalom tra palazzi che ospitavano vite di famiglie, attività commerciali, uffici. Tutti con un pezzo di storia alle spalle, tutti con un pezzo di storia che verrà.
Si comincia con Palazzo Mannetti su cui è stato eseguito, spiega il direttore dei lavori Massimo Simoncini
“un intervento di ristrutturazione integrale che non ha alterato la valenza architettonica. In particolare la pavimentazione dell’ingresso e della scala principale è stata smontata pezzo per pezzo, numerata, fotograficamente documentata e riposizionata in maniera esattamente identica all’originale”.
Ogni opera è stata realizzata in consultazione e accordo con la Sovrintendenza:
“Sugli affreschi – spiega ancora Simoncini – sono stati effettuati interventi molto leggeri, in modo da mantenerne l’autenticità. I pavimenti interni sono stati completamente rifatti, ma seguendo il disegno originale. la particolarità di questo palazzo è quella di essere completamente sottoposto a monitoraggio delle accelerazioni”.
Il recupero restituisce alle strutture la loro coerenza originaria, liberata dalle modifiche intervenute, per mano umana nel corso dei decenni (ma sarebbe il caso di dire dei secoli), le adegua alle esigenze di sicurezza, innanzitutto, ma anche delle necessità di vita di una società fortemente cambiata.
Giovanni Tavano, amministratore delegato di Carsa, che insieme con Ance Abruzzo organizza “Officina L’Aquila”, sintetizza efficacemente i problemi che interventi di questo genere si trovano concretamente ad affrontare:
“L’Aquila non è teatro per un esercizio di restauro di monumenti. Queste sono case private ed è un elemento di cui si deve tenere conto. L’esempio classico, molte case antiche non erano costruite con i muri a piombo, ma noi nelle nostre abitazioni, oggi vogliamo pareti diritte; o tutte le problematiche relative agli infissi. Il restauro filologico è bellissimo, se però in quella casa non ci devi vivere dentro”.
Un esempio pulitissimo di compromesso tra storia, sicurezza e progresso è il lavoro di recupero e consolidamento dell’aggregato della “Castellina” , a destinazione mista uffici, residenziale e commerciale, sempre lungo il corso stretto:
“Abbiamo effettuato una valorizzazione dell’esistente – spiega il progettista Leonardo Nardis – prendendo come base la ricostruzione settecentesca e cercando di salvaguardare i particolari interessanti della struttura. I lavori sono stati fatti a stretto contatto con i proprietari per arrivare alla necessaria rifunzionalizzazione degli spazi a seconda delle esigenze. I lavori dovremmo chiuderli entro fine anno. poi, prima che si possa rientrare, si dovrà vedere a che punto sono le opere per i sottoservizi”.
Già, i sottoservizi: L’Aquila con il suo Smart Tunnel si prepara ad essere una città assolutamente all’avanguardia. Dodici chilometri e mezzo di galleria in cui passeranno tutti i servizi principali, in modo da rendere semplicissimi gli eventuali interventi di riparazione e monitoraggio e anche ad evitare interventi sulla pavimentazione stradale che, in centri storici come quello aquilano è spesso difficoltosa e costosa.
Acque bianche ed acque nere, luce, fibra ottica hanno i loro percorsi sotterranei in vassoi dello Smart Tunnel di facile accesso e rapidissimo intervento. Una città moderna che attraversa le fondamenta della città storica.
Altri due interventi interessanti sono quelli in corso nella parte alta di piazza Duomo, su due distinti aggregati per i quali è stato necessario trovare soluzioni particolari sia per l’eterogeneità dei diversi stabili su cui si è andati a intervenire, sia per la particolarità dei problemi che si sono presentati.
In particolare per Palazzo Betti si è dovuto provvedere a cancellare tutti quei lavori e quelle modifiche che avevano reso lo stabile assolutamente disfunzionale, con la realizzazione di una copertura che restituisce respiro ed elasticità ad uno stabile che aveva letteralmente perso la sua forma con la scossa di aprile 2009.
Un anno e mezzo, almeno, di lavori, ci vorrà per restituire alla città il palazzo Carispaq, oggi Bper, oggetto di una ristrutturazione profonda come spiega Harry Citerei:
“Dieci milioni di euro soltanto per i lavori di consolidamento e ristrutturazione, per uno stabile che in parte tornerà ad essere banca e in parte avrà destinazione commerciale”.
Ma il piccolo gioiello della ricostruzione in centro storico, tra tanti, è la chiesa delle “Anime Sante”, progetto Valadier, scrigno di tesori sia nella realizzazione strutturale che nella scelta dei materiali. I lavori non sono solo di consolidamento profondo, ma di raffinato restauro. I particolari dei decori e l’intera cupola sono stati tutti scannerizzati in 3d:
“Questo ha reso possibile – spiega il responsabile del restauro Leonida Pelagalli – riprodurre con la massima fedeltà anche gli elementi che sono andati distrutti con la scossa di aprile. La stessa cupola è stata salvata per un terzo nell’originale, non l’abbiamo abbattuta, ma abbiamo inegrato la parte rimasta con quella ricostruita in modo da farle collaborare nella tenuta”.
Sui principali lavori di ricostruzione vi proporremo servizi ed approfondimenti nei prossimi giorni, per provare a gettare uno sguardo su come potrà essere L’Aquila che verrà.