Omicidio di Jennifer, Troilo condannato a trent’anni
PESCARA, 24 gennaio – Trent’anni di carcere per Davide Troilo, il trentaquattrenne pescarese che, poco più di un anno fa, uccise a coltellate la ex fidanzata, Jennifer Sterlecchini.
Il gup Nicola Colantonio ha accolto la richiesta formulata in mattinata dal pm Anna Rita Mantini, riconoscendo l’aggravante dei futili motivi ed escludendo la premeditazione.
Troilo, inoltre, è stato condannato al pagamento di una provvisionale di 200mila euro a favore del fratello della vittima, Jonathan Sterlecchini, che si è costituito parte civile. Condanna al risarcimento, nella misura che verrà determinata in sede civile, anche in favore delle altre parti civili, ovvero la madre Fabiola Bacci, l’ associazione Ananke, la Regione Abruzzo e il Comune di Pescara.
Troilo ha assistito impassibile alla lettura della sentenza.
Un lungo pianto, invece, della madre di Jennifer che ha abbracciato forte l’altro figlio, con il quale in questi mesi ha combattuto la sua battaglia di giustizia.
Ed è proprio Jonathan a trovare le parole per commentare la sentenza:
“Soddisfatto è un parolone, oggi ha vinto la giustizia, anche se mia sorella non ce la ridà indietro nessuno. Mi sarebbe piaciuto se ci fosse stata la condanna all’ergastolo, ma va bene anche così – ha proseguito il fratello della vittima – Noi abbiamo creduto fino all’ultimo nella giustizia e alla fine la giustizia in qualche modo ci ha premiati”.
Di diverso avviso k’avvocato Giancarlo De Marco, difensore di Troilo:
“Sono molto deluso, mi sembra che ci sia stato un trattamento particolarmente severo e spero che la sentenza non sia stata influenzata dal clima che si è creato qui a Pescara, dove addirittura abbiamo avuto la costituzione di parte civile del Comune e della Regione. Mi è sembrata una cosa un po’ eccessiva – ha proseguito De Marco -. Il delitto c’è stato ed è stato terribile, però la legge dovrebbe essere uguale per tutti in tutta Italia. Una condanna a 30 anni – ha rimarcato l’avvocato – è di gran lunga superiore alle condanne che hanno preso persone che hanno commesso reati analoghi, come Parolisi o Stasi, con quest’ultimo che ha preso 16 anni senza neanche il rito abbreviato”.
De Marco non si aspettava questa condanna:
“Sono convinto che in appello potrà esserci un esito diverso. Non riesco a vedere la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi così come è stata contestata – ha concluso il legale -. Vedremo come il giudice motiverà la sentenza”.