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Omicidio Neri, i venezuelani d’Abruzzo sono scossi: “Sabato al funerale con la nostra bandiera”

Omicidio Neri, i venezuelani d’Abruzzo sono scossi: “Sabato al funerale con la nostra bandiera”

PESCARA, 15 marzo – La comunità italo-venezuelana, a Pescara, è scossa dopo l’omicidio di Alessandro Neri, il giovane di 29 anni, di Spoltore, ucciso a colpi di arma da fuoco e trovato morto giovedì scorso in un canale alla periferia Sud di Pescara. Il mistero si infittisce e le indagini, che riguardano anche gli interessi e le relazioni della famiglia in Sud America, alimentano le inquietudini della vasta comunità venezuelana presente in Abruzzo. Una comunità che sarà presente, con tanto di bandiera, sabato prossimo ai funerali del ragazzo.

Maria Claudia Lopez, esponente dell’associazione VenEuropa, componente dell’Osservatorio Emigrazione per il Venezuela del Cram Abruzzo e amica di amica di famiglia dei genitori di Alessandro, dice:

“Saremo presenti al funerale di Alessandro, con la bandiera del Venezuela, per rendere omaggio al rapporto che la famiglia Lamaletto ha con la nostra patria d’origine. Come italo-venezuelani che vivono in Abruzzo, stiamo anche pensando di dare vita ad una fiaccolata, ma vogliamo farla in accordo con la società civile pescarese e nel rispetto dei tempi della famiglia”.

Lopez aggiunge:

“Questo è il momento di tacere ogni sentimento o impressione personale che non aggiunga nulla alle indagini e che si risolva nel pettegolezzo. In questo momento intendiamo esprimere solo cordoglio e sostegno morale ad una famiglia alla quale siamo legati da sentimenti di amicizia e dalle origini comuni e naturalmente auspichiamo, in nome dei principi di civiltà e umanità, che la verità possa emergere al più presto”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Johnny Margiotta, consigliere del Cram Venezuela, particolarmente scosso dalla vicenda:

“Siamo molto scossi e sentire queste notizie ci fa rabbrividire, perché psicologicamente siamo già molto provati. Sono rientrato in Italia ad agosto per ritrovare un po’ di pace, per stare più a contatto con la semplicità della vita in Abruzzo, dove tutto è tranquillo e genuino. Non so cosa raccontare a mia moglie, venezuelana, alla quale nel luglio scorso dissi di prendere le valigie e andare via, perché in Abruzzo certe cose non le avremmo più vissute, e invece una volta arrivati qui ci siamo trovati a dovere fare i conti con certe notizie”.

Quanto alle ipotetiche connessioni tra l’omicidio e gli interessi della famiglia in Venezuela, Margiotta si limita ad osservare:

“La storia di questa famiglia in Venezuela appartiene soltanto alla famiglia stessa, quindi non possiamo entrare nel merito. Aspettiamo che le forze dell’ordine facciano le loro ricerche e facciano chiarezza sulla vicenda. Personalmente non ho avuto rapporti specifici con la famiglia di Alessandro, però ho diversi amici che conoscono queste persone e che le considerano persone perbene, che hanno fatto tanto in Venezuela e tanto anche in Italia, perché in qualche modo riportiamo sempre in Italia una parte del lavoro fatto in Venezuela”.

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