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Omicidio Vasto, al via processo per Di Lello. La difesa chiede il rito abbreviato

Omicidio Vasto, al via processo per Di Lello. La difesa chiede il rito abbreviato

LANCIANO, 2 marzo – Si è aperto alle 10, in Corte d’Assise, a Lanciano, il processo nei confronti di Fabio Di Lello, 33 anni, accusato di aver ucciso con tre colpi di pistola, lo scorso primo febbraio, a Vasto, Italo D’Elisa, 22 anni, che a luglio dello scorso anno fu protagonista di un incidente stradale in cui morì sua moglie Roberta Smargiassi. Per Di Lello il procuratore Giampiero Di Florio ha disposto il giudizio direttissimo per omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione. I legali del 33enne stamani hanno chiesto il rito abbreviato condizionato alla perizia psichiatrica. Il processo è stato rinviato al 10 marzo.

Imponenti le misure di sicurezza in Ttribunale, che è letteralmente blindato. Prima della richiesta dei legali di Di Lello – gli avvocati Giovanni Cerella, Pierpaolo Andreoni e Antonio Cerella -, si sono costituiti parte civile i genitori, il fratello, i nonni e gli zii di Italo D’Elisa.

Rinchiuso nel carcere di Torre Sinello, Di Lello, ex calciatore, nei giorni scorsi aveva chiesto ed ottenuto di essere ascoltato dal procuratore Di Florio, di fronte al quale aveva ammesso ogni responsabilità, definendosi pentito. Il giorno successivo il magistrato ha chiesto il giudizio direttissimo.

“Il giudizio abbreviato richiesto è condizionato a una perizia psichiatrica per affermare le necessità della seminfermità mentale di Fabio Di Lello e l’esclusione della premeditazione – ha spiegato all’uscita dal Tribunale di Lanciano uno dei legali di Fabio Di Lello, l’avvocato Giovanni Cerella. -Di Lello la pistola l’ha acquistata sei mesi prima dell’omicidio per usarla contro se stesso. L’acquisto non era finalizzato ad uccidere D’Elisa, ma ad eliminare se stesso. Questa sua sensibilità ha toccato anche la difesa. Di Lello andava al cimitero quotidianamente, fino a sera. Pensava sempre alla sua signora, Roberta Smargiassi. Per questo ha preso la pistola, per eliminare se stesso e per questo motivo dovrebbe essere tolta la premeditazione. Non è stata vendetta lucida per l’investimento mortale della moglie Roberta”.

Una linea difensiva chiara, ha detto l’altro legale, Pierpaolo Andreoni:

“Di Lello, lo avete visto oggi, è ragazzo provato, sofferente. E’ ingrassato 30 chili. Un percorso di grave sofferenza psicologica il suo. Non sempre ha momenti di contatto con realtà e vive nella sua immaginazione, nel suo mondo. Noi lo dobbiamo difendere”.

Il 33enne, che non ha mai superato la morte della moglie, secondo l’accusa avrebbe pianificato in modo minuzioso, con estrema lucidità, l’omicidio di D’Elisa; un piano poi attuato lo scorso primo febbraio, davanti ad un bar, sulla circonvallazione Istoniense.

“La Procura ha confermato l’accusa di omicidio volontario premeditato – dice il pm Di Florio  – Mi auguro un percorso sereno del processo. Qui a Lanciano ci sarà meno tensione e pressione. Le richieste della difesa sono previste dal codice penale. È un loro diritto e noi ne prendiamo atto”.

Sulla stessa linea anche i legali di parte civile:

“Riteniamo fondati i capi d’imputazione. Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura, come ce l’ha la stessa famiglia D’Elisa” dice l’avvocato Pompeo Del Re, che cura gli interessi di genitori e nonni della vittima.

Il collega, Gianrico Ranaldi, rappresenta invece il fratello della vittima e gli zii paterni e aggiunge:

“Avevamo immaginato il percorso di ricorrere a riti alternativi per ottenere più benefici di pena”.

 

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