Pescara, chiede spiegazioni per cena non pagata e viene rapinato. Condannate due persone
PESCARA, 7 maggio – Una serata in allegria, in un noto locale della costa pescarese, finisce in rissa e rapina. Palmina Lella, pescarese di 42 anni, e Rovino Hushi, albanese di 27 anni, aveano partecipato insieme ad altre due persone, una delle quali minorenne, ad una cena organizzata al Lido 186, sul lungomare sud della città adriatica. I due imputati, dopo essere andati via senza pagare il conto, alla richiesta di spiegazioni da parte dell’organizzatore della serata, Danilo D’Agostino, si sono presentati a casa del malcapitato, picchiandolo e derubandolo di un telefono cellulare. Il tribunale collegiale di Pescara, presieduto dal giudice Rossana Villani, questa mattina ha condannato Lella e Hushi a due anni di reclusione e 400 euro di multa per rapina. I due sono stati condannati anche ad un risarcimento danni di 2.500 euro in favore di D’Agostino, mentre sono stati invece assolti dall’accusa di violazione di domicilio “perchè il fatto non sussiste”.
Il pm Valentina D’Agostino, nella sua requisitoria, alla quale si è associato l’avvocato di parte civile Gianluca Pizzuti, aveva chiesto una condanna a 3 anni e 6 mesi per entrambi i reati. Il legale della difesa, Vittorio Iovine, aveva chiesto invece l’assoluzione.
I fatti risalgono alla notte tra il 2 e il 3 febbraio del 2013. D’Agostino, che collaborava abitualmente con la proprietà del Lido 186, aveva organizzato una cena presso il locale, alla quale parteciparono, tra i tanti invitati, anche i due imputati, una ragazza minorenne e una quarta persona mai identificata. I quattro andarono via senza pagare e alla fine della serata, mancando le loro quote, sorsero problemi relativi al saldo del conto.
D’Agostino contattò telefonicamente una delle quattro persone, chiedendo spiegazioni, e il gruppetto, poche ore dopo, intorno alle due di notte, si presentò a casa dell’organizzatore della serata, dove scoppiò una lite, nel corso della quale D’Agostino venne picchiato e derubato del telefono cellulare.
Sulla base di quanto emerso nel corso del dibattimento, gli imputati ritenevano di non dover pagare il conto della cena in quanto, alla luce dell’invito, pensavano che avrebbe provveduto l’organizzazione. Inoltre hanno sostenuto di essersi recati a casa di D’Agostino, con il consenso di quest’ultimo, per chiarire la vicenda. Un chiarimento che poi sarebbe degenerato in lite.
Secondo quanto riferito da D’Agostino, invece, i quattro si sarebbero introdotti furtivamente nella sua proprietà e lui avrebbe aperto la porta pensando che si trattasse di sua sorella, che vive nella stessa struttura. Sempre D’Agostino ha sostenuto di essere stato deliberatamente aggredito, picchiato e derubato.