Pescara, colpo di scena in Giunta: fuori Diodati. Di Matteo: “Ripercussioni? Devo pensarci”
PESCARA, 24 agosto 2017 – I colpi di scena, al Comune di Pescara, non finiscono mai. Queste le ultime sul rimpasto infinito: salvato per il rotto della cuffia l’assessore Stefano Civitarese, il tecnico blindato da Alessandrini, apprezzato anche dall’opposizione, ma fino a poche ore fa condannato a lasciare la Giunta comunale, per fare posto a Gianni Teodoro e scongiurare l’apertura di una crisi. Quando la scelta era ormai compiuta, però, l’ondata di reazioni ha spaventato il sindaco Alessandrini e indotto al ripensamento il regista di ogni trama ambientata nel capoluogo adriatico: Luciano D’Alfonso. E allora ecco il contrordine: Civitarese resta al suo posto ed esce Giuliano Diodati, il fedelissimo di Donato Di Matteo. Confermato, inoltre, l’avvicendamento tra Laura Di Pietro e Simona Di Carlo.
Alla fine, quindi, ha avuto ragione proprio Civitarese, che per circa 48 ore si è ritrovato fuori dalla Giunta senza capire bene perchè e che pur senza celare la propria amarezza e il proprio disappunto, prudenzialmente aveva dichiarato: “Vediamo come va a finire, qui le cose cambiano di ora in ora”. Diagnosi perfetta della schizofrenia che affligge l’amministrazione pescarese.
Sono stati il sindaco Marco Alessandrini e il segretario regionale del Pd, Marco Rapino, a comunicare la decisione a Diodati. Furibondo il fedelissimo di Di Matteo, che se ne va sbattendo la porta:
“Il mio percorso in Comune si è concluso oggi nel peggiore dei modi – ha scritto Diodati in un comunicato dai toni durissimi, che Di Matteo ha rilanciato sul suo profilo Facebook -. L’epilogo, al termine dell’ennesimo incontro con il sindaco Alessandrini e con un partito malato di una schizofrenia ormai sotto gli occhi di tutti. In questi anni, dopo essere stato eletto dal popolo, ho cercato di amministrare con serietà, dedizione, passione per Pescara, ascoltando tutti i cittadini senza mai risparmiarmi. Credo di aver dimostrato capacità di governo con obiettivi chiari, azioni mirate e numeri per spiegare concretamente i risultati ottenuti. Un politico deve rendere conto dei risultati delle sue azioni. Noi stiamo assistendo ad un esempio di abdicazione della politica, in cui si sta confondendo il ruolo del tecnico con quello di politico. L’organo collegiale di governo, cioè la giunta, secondo la logica e il principio di democrazia, deve essere formata con persone elette dal popolo. Ma per il Pd non conta essere stati eletti, né contano serietà lavoro e concretezza di risultati, a questo partito non interessa la parola democrazia, cioè governo voluto dal popolo, la più alta forma di libertà che gli elettori possono esprimere attraverso la loro scelta che dovrebbe restare sovrana”.
Diodati dunque usa la rivendicazione dei voti presi per contestare il salvataggio del “tecnico” Civitarese. L’affondo, contro il Pd, contro Alessandrini e contro l’intera amministrazione pescarese, è spietato e sembra preludere alla sua fuoriuscita dal partito:
“Questo è un partito in forte contraddizione, che sta guidando una grossa macchina con migliaia di passeggeri che oggi più che mai hanno assoluta necessità di sentire che il volante è saldamente nelle mani di qualcuno che sa quello che fa. Questa città è purtroppo nelle mani di un sindaco e di una classe dirigente che ben poco riconosce al popolo e che brancola nel buio. La stessa dirigenza che mi ha buttato fuori indegnamente, dando uno schiaffo a tutti coloro che in questi due anni e mezzo hanno condiviso e avviato insieme a me progetti utili alla città. In questo momento si alternano sentimenti di amarezza e rabbia; dopo i giorni dell’illusione e delle polemiche speravo di poter proseguire il mio lavoro. Lavoro oggi interrotto bruscamente contro gli interessi di Pescara”.
Infine una velata minaccia. Che adombra le tanto temute ripercussioni politiche:
“Questa decisione avrà sicuramente delle conseguenze e non lascerà indifferenti coloro che con me hanno cercato di portare avanti gli ideali di democrazia e di rispetto dei cittadini. Grazie a tutti coloro che mi hanno affiancato e a chi mi ha manifestato vicinanza e stima”.
Bisognerà capire, infatti, come reagirà la componente legata a Di Matteo, che pochi giorni fa aveva messo in chiaro: se buttate fuori Diodati, sarà guerra in Comune, in Provincia e in Regione. D’Alfonso ha scelto di non tenerne conto: non voleva passare come il responsabile della defenestrazione di un tecnico stimato e soprattutto non voleva che tale operazione fosse letta come una sorta di rappresaglia per la posizione di Civitarese sul caso Pescara Porto. Alessandrini, che sarebbe uscito umiliato in caso di estromissione di Civitarese, da lui incoronato come “simbolo del rilancio della fase due” della sua amministrazione, ha colto la palla al balzo e ha fatto sponda al governatore.
Di Matteo intanto tace e studia le prossime mosse. Di certo non se ne starà con le mani in mano e il sacrificio di Diodati richiederà quanto meno delle adeguate compensazioni. “Sono sereno – dice l’assessore regionale, in perenne assetto vertenziale nei confronti di D’Alfonso e della sua Giunta -. Dispiace perché Diodati è un amico e c’è un affetto personale”.
Ci saranno conseguenze? Ripercussioni in Provincia o alla Regione ?
“Non ancora mi fermo a pensarci – sono le parole sibilline di Di Matteo -. Aspettiamo ancora, visto che Diodati per ora non ha ricevuto nulla di ufficiale”.