Pescara, scoperta casa di appuntamenti in via Colonna: indagata la locataria 38enne
PESCARA, 13 luglio – Scoperta una casa di appuntamenti, a Pescara, in via Vittoria Colonna. La donna che aveva preso in affitto l’appartamento, J.C.P, 38 anni, della Repubblica Domenicana ma con cittadinanza italiana, è indagata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
Le indagini della squadra mobile di Pescara hanno consentito di accertare che la 38enne aveva preso in affitto l’appartamento l’estate scorsa, ufficialmente per ospitarvi la madre ed altri familiari che sarebbero dovuti arrivare dal Paese d’origine, mentre lei continuava a vivere in un’abitazione poco distanza da via Colonna.
In realtà, però, all’interno dell’appartamento di via Colonna si faceva esercizio della prostituzione, come peraltro riscontrato nel corso di una serie di controlli operati dagli agenti della volante e della squadra mobile, durante i quali sono state identificate alcune giovani, donne e transessuali, di provenienza per lo più sudamericana. Nel marzo scorso, inoltre, i poliziotti sorpresero un cliente che si accingeva ad intratttenersi, dietro pagamento, con una delle ragazze.
Secondo gli investigatori l’organizzatrice del giro di prostituzione era proprio J.C.P., che dunque è accusata di avere favorito l’esercizio della prostituzione, mettendo a disposizione l’immobile da lei locato, e di avere sfruttato il meretricio altrui, percependo somme di denaro a titolo di rimborso spese.
L’attività investigativa ha tratto origine da una segnalazione effettuata dall’amministratore dello stabile di via Colonna, fattosi portavoce delle numerose lamentele dei condomini, che riferivano di un continuo andirivieni di uomini che si recavano presso quell’appartamento, occupato da ragazze sempre diverse. In alcuni casi, alcuni residenti, sentendo il campanello avevano aperto trovandosi davanti imbarazzati clienti che avevano semplicemente sbagliato porta.
Nel corso dell’attività investigativa è stato altresì rilevato come le utenze telefoniche nella disponibilità dell’indagata e di alcune prostitute erano pubblicizzate in internet nei siti specializzati.