Pescara “sfigato”, manca poco per iniziare a volare
PESCARA, 22 settembre – “Tre rimonte di fila? Significa che siamo sfigati”. La battuta di Zeman, nel post-partita di Pescara-Entella, fotografa alla perfezione l’inizio di campionato del Pescara: da 3-0 a 3-3 in casa contro il Frosinone, da 2-0 a 2-2 in trasferta contro la Salernitana e da 2-0 a 2-2 all’Adriatico contro l’Entella. Tanta, troppa “sfiga” insomma. Lo hanno capito anche i tifosi, nonostante martedì sera una parte del pubblico abbia fischiato. Ma era più stizza per l’ennesima beffa subita che un atto d’accusa contro la squadra. D’altronde se la rimonta ad opera dei ciociari poteva anche avere una sua logica, vista la qualità messa in campo dagli avversari, come si fa a non parlare di “sfiga” quando a Salerno ti divori il terzo gol e vieni raggiunto all’ultimo secondo con un gol in fuorigioco? E quando in casa contro l’Entella prendi due gol rocamboleschi, nelle uniche due occasioni in cui gli avversari superano la metà campo?
Tanti dicono che con Zeman è cosi. Tanti dicono che Zeman pensa solo ad attaccare. Niente di più fuorviante, visto che il Pescara non ha preso neanche un gol a difesa scoperta o con un’infilata ai danni della linea difensiva che il boemo vuole sempre molto alta. Tatticamente il Pescara di Zeman è già una macchina (quasi) perfetta.
Altro discorso è il piano tecnico. Perchè si possono eseguire i dettami dell’allenatore, ma non avere qualità e doti atletiche per compiere al meglio la giocata. E da questo punto di vista non si possono tacere le carenze emerse fino a questo momento: in mediana Proietti non è Verratti, ma un buon geometra, che deve crescere sia sul piano della visione di gioco che nella copertura difensiva. Coulibaly è un talento da sgrezzare: sbaglia molto, ma è anche vero che gioca un’infinità di palloni ed è sempre nel vivo del gioco. Brugman, quando si accende la luce, può risultare devastante nei cambi di gioco, in virtù di una straordinaria velocità di pensiero. Deve trovare maggiore continuità e mettere più cattiveria in fase di transizione passiva.
Le note dolenti arrivano invece dalla difesa, che prende troppi gol su palle inattive e con azioni di facile lettura: Zampano, Mazzotta e Crescenzi sono interpreti perfetti del credo zemaniano dalla mediana in su, ma sono soggetti a svarioni e amnesie quando si tratta di difendere. Non li aiutano Coda, Bovo e in parte anche Perrotta, che in questo avvio di campionato non sono sembrati particolarmente reattivi in fase di contrasto. Non è possibile perdere le marcature o sbagliare i tempi dell’intervento in momenti topici della partita. Bisogna crescere sul piano della condizione, ma soprattutto a livello mentale: serve concentrazione.
Al netto di tutto questo, però, lo ripetiamo ancora una volta: il Pescara è stato davvero “sfigato”. Anzi sfigatissimo. Ma in genere il calcio restituisce ciò che toglie e prima o poi il vento dovrà girare. L’auspicio, naturalmente, è che lo faccia più prima che poi. Possibilmente già a partire dalla trasferta di Cremona.
Nel frattempo è giusto guardare anche il bicchiere mezzo pieno, con la consapevolezza della forza di questo Pescara, che ha il miglior attacco della categoria e che ha resuscitato un Pettinari sul quale nessuno, ad inizio campionato, avrebbe scommesso un centesimo. La squadra è giovanissima e ha ampi margini di miglioramento: ha bisogno di imparare a leggere meglio i momenti della partita e deve soltanto lubrificare gli ingranaggi di una macchina che già viaggia a mille.
Se il Pescara non fosse stato così “sfigato”, avrebbe vinto le ultime tre partite, avrebbe 12 punti e sarebbe secondo in classifica. Tutti già parlerebbero di nuovo miracolo Zeman. La storia non si scrive con i “se” e con i “ma”. Ma per dirla ancora una volta con il boemo, “il risultato è casuale, la prestazione no”. Bisogna crederci, manca poco per iniziare a volare.