Pescara, stuprata e uccisa nel tunnel della stazione: la rabbia dei familiari
PESCARA, 29 settembre – “Il 30 agosto mia sorella era stata in ospedale e visitata da una dottoressa. Lei era conosciuta perché in cura per problemi psichiatrici, ma nessuno ci ha chiamato. Poi è andata via e qualche ora dopo è stata trovata morta, irriconoscibile sotto una coperta, nel tunnel della stazione. Se l’avessero trattenuta, come avrebbero dovuto fare, o ci avessero chiamato, invece di dimetterla, oggi mia sorella probabilmente sarebbe ancora viva. Quel giorno, è andata via dall’ospedale ed è venuta o è stata portata sotto questo tunnel dove c’era degrado, sporcizia, prostituzione e tanto altro”. Sfoga così la sua rabbia e il suo dolore, Isabella Martello, la sorella di Anna, la 33enne ritrovata senza vita sotto il tunnel della stazione di Pescara la notte fra il 30 e 31 agosto del 2017: dopo oltre un anno di indagini si è scoperto che la donna, in un primo momento ritenuta morta per cause naturali, era stata invece violentata e uccisa da un cocktail di farmaci e alcol; per l’accaduto sono indagati due romeni accusati di omicidio volontario, violenza sessuale e abbandono di persona incapace.
Anna era interdetta e aveva come tutrice proprio la sorella Isabella che punta il dito contro i medici del pronto soccorso dell’ospedale di Pescara.
“Fino a ieri siamo stati in silenzio per rispetto degli inquirenti – ha spiegato – ma oggi il dolore è ancora più grande per quello che abbiamo saputo ufficialmente, e che avevamo sempre sostenuto, e cioè che mia sorella non si era suicidata, ma era stata uccisa. Mia sorella non era frequentatrice di questi posti, come molti hanno detto. Non beveva, ma era una donna che soffriva di disturbi psichici e ogni tanto si allontanava da casa, ma poi veniva sempre ritrovata dalle forze dell’ordine, o da noi familiari. Invece è stata ritrovata il 31 agosto morta ammazzata”.
Il legale della famiglia Martello, Carlo Corradi, ha detto di avere appreso dagli organi di stampa che “c’era stata questa accelerazione delle indagini e che fosse stato chiuso il caso con un avviso di conclusione delle indagini. Chiaramente come legale della sorella di Anna e del cognato, abbiamo sempre sostenuto a gran voce che non si trattava di suicidio, ma di morte violenta e omicidio. Questo perché la donna, seppur alle prese con problemi psichiatrici, non era mai giunta a commettere gesti eclatanti. Smentisco che frequentasse la zona della stazione e che assolutamente era astemia e non beveva, anche perché era sottoposta ad un trattamento farmacologico. Tutti questi elementi ci portavano a ritenere, e oggi abbiamo avuto conferma, che non poteva trattarsi di suicidio”.
L’avvocato Corradi ha poi ricostruito le ore precedenti alla morte di Anna. “Oltre a supportare le autorità inquirenti, ho svolto degli accertamenti, tramite indagini difensive, acquisendo un dato oggettivo e documentale in base al quale Anna è entrata poche ore prima di essere ritrovata senza vita, ovvero il 30 agosto, viene registrato intorno alle 18.30 il suo transito al pronto soccorso, con visita psichiatrica, e con espresso avviso che doveva essere contattata la famiglia, che non è stata mai contattata”.
Sulla chiusura delle indagini l’avvocato Corradi ha poi aggiunto: “Formalmente in sede di accertamento tecnico ripetibile, e parliamo dell’esame autoptico, risulta a questa difesa l’iscrizione sul registro degli indagati di solo un soggetto di nazionalità di romena. Da parte nostra è stata poi una novità appurare che oltre a questa iscrizione, ne abbiamo probabilmente anche un’altra. Ci duole averlo però saputo dalla stampa”.