Pescara, un tuffo negli anni ’50 con Billie Hard in Swing
PESCARA, 30 gennaio – Un ritorno al passato in musica, un tuffo nell’Italia musicale del dopoguerra, gli anni ’50 non sono mai stati così belli grazie ai Billie Hard in Swing. La band suonerà sabato 2 febbraio, nell’ambito della rassegna “Sabato in concerto jazz”, cartellone della Fondazione Pescarabruzzo, organizzata dall’associazione culturale Archivi Sonori, con la direzione artistica di Maurizio Rolli.
Appuntamento fissato, come di consueto, nella Maison des Arts, in Corso Umberto 83, per le ore 18 (ingresso libero consentito dalle 17.30 e fino ad esaurimento posti). A salire sul palco Giacomo “Jack” Ristano (voce), Marzio “Blues” Palmieri (chitarra), Paolo “Paul Meraviglia” Mele (batteria), Andrea “Dibarius” Di Bari (basso ukulele).
Una formazione “made in Puglia” attiva da 7 anni come ci conferma Andrea Di Bari:
“Il tutto nasce da un incontro tra Giacomo Ristano e Marzio Palmieri, il background culturale comune, quella voglia di scavare nel passato con curiosità, ha fatto il resto”.
Parliamo di un’operazione nostalgia?
“Niente affatto – continua Andrea Di Bari – l’idea è quella di sperimentare, non riproporre, l’intento è quello di racchiudere la suggestione di quegli anni in un sound unico. Per farlo ricorriamo allo swing, al rock’ n’ roll, al Chicago Blues. E’ un back to the past fatto con tanta allegria, anche gli abiti che indossiamo sono originali di quell’epoca. Durante il live ci saranno brani di Domenico Modugno, di Fred Buscaglione, del Quartetto Cetra, ci concederemo anche qualche sforamento temporale grazie a Malafemmena di Totò e qualche brano di Mina e Renzo Arbore”.
Viene da chiedere, parafrasando un brano di Ivan Graziani: tutto questo cosa centra con il jazz?
“Ci ha guidato una curiosità, che ha arricchito il progetto, come avrebbe suonato un’orchestra jazz tutto questo? ”.
Come definiresti, con tre termini, il vostro live?
“Retrò, colorato, simpatico di quella simpatia che non sminuisce. Forse meglio parlare di spensieratezza, la stessa che cercavano con ostinazione le persone nel dopoguerra, affidandosi anche alla musica per farsi coraggio e guardare avanti con ottimismo”.