Presunta truffa con le azioni Tercas, processo alle ultime battute
TERAMO, 12 febbraio – Si avvia alle ultime battute il processo per la presunta truffa con le azioni Tercas ( che secondo l’accusa sarebbero state vendute prospettandole ai clienti come un’operazione di pronti contro termine), processo che vede davanti ai giudici oltre all’ex dg Antonio Di Matteo, all’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza dell’istituto di credito e all’allora responsabile pro-tempore dell’area commerciale, altre 25 persone tra dirigenti, direttori di filiali e semplici impiegati, tutti accusati di truffa in concorso.
Dopo l’audizione, questa mattina, di un teste per la pubblica accusa e di un teste per la difesa il processo è stato infatti aggiornato all’udienza del prossimo 26 febbraio per ascoltare gli ultimi testimoni. E in quell’occasione si dovrebbe sottoporre all’esame dell’imputato, come annunciato oggi, l’ex responsabile pro-tempore dell’area finanza della Tercas Lucio Pensilli.
Oggi, intanto, in aula sono saliti un anziano ex dipendente della banca, citato dalla pubblica accusa, ed un imprenditore citato dalla difesa.
L’ex dipendente, oggi 87enne, ha raccontato di aver effettuato un’analoga operazione nel 2010 e che nel 2011 l’aveva ripetuta in quanto la prima era andata a buon fine. L’uomo, che all’epoca fu uno di quelli che sporse querela, anche in virtù delle sue precarie condizioni di salute, non è riuscito a rispondere a molte domande non ricordando parte della vicenda.
Una situazione a fronte della quale il pm Enrica Medori ha chiesto l’acquisizione della querela, richiesta alla quale si sono opposte le difese degli imputati.
Sul banco dei testimoni anche un imprenditore citato dalla difesa degli imputati, che ha confermato l’acquisto di azioni Tercas con patto orale di riacquisto e con un tasso di interesse pre fissato. Operazione che aveva già effettuato l’anno precedente. L’imprenditore nel corso della sua testimonianza ha sottolineato di aver sempre avuto massima fiducia nella banca e che all’epoca nessuno si aspetasse il commissariamento, definito “imprevedibile”.