Processo Bussi, le difese: “Gli imputati sono vittime sacrificali, accuse solo nella mente dei pm”
L’AQUILA, 31 gennaio – Ancora una giornata di arringhe difensive, davanti alla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, nel processo sulla cosiddetta mega discarica dei veleni della Montedison a Bussi. Nel corso della giornata i legali hanno usato parole forti, parlando degli imputati come di “vittime sacrificali da immolare” e di accuse “che sono solo nella mente dei pm”.
L’avvocato Tullio Padovani, difensore di Guido Angiolini, amministratore delegato di Montedison dal 2001 al 2003, ha tenuto una lunga arringa:
“Questi imputati sono vittime sacrificali da immolare, sono necessari per fare il processo, ma sono solo ostaggi processuali reclutati con tecniche sommarie di rastrellamento. Sono come burattini. Qui non vengono contestate condotte precise e inoltre si valutano comportamenti e condotte di 50 anni fa con criteri attuali”.
In riferimento al suo assistito, Padovani ha rimarcato:
“Angiolini entra in Montedison nel 1993, chiamato da Enrico Bondi, proveniente dalla Snia Viscosa. Prima di allora non aveva avuto nessun rapporto con Bussi. Fu chiamato a gestire tutta la galassia del gruppo per risanare il bilancio dopo il caos della famiglia Ferrruzzi. Era, quindi, il braccio destro di Bondi. Ora mi chiedo come si fa a imputare a questo manager un disastro ambientale o una contaminazione risalente a tanti anni prima, quando doveva occuparsi di decine e decine di società. Sle cose stanno così, si potrebbe anche chiamare in causa lo stesso Bondi”.
L’avvocato che assiste Angiolini ha inoltre negato l’esistenza del reato di avvelenamento, sostenendo che la tutela delle acque c’è al momento in cui si emunge:
“Non è pericolosa l’acqua che nessuno berrà”.
Anche l’avvocato Marco De Luca, altro difensore di Guido Angiolini, è stato polemico:
“I 3,7 miliardi di lire spesi negli anni per il risanamento possono rappresentare una strategia d’impresa per distruggere l’ambiente? Il pubblico ministero non ha voluto tenere conto di questi fatti, le accuse sono solo nella sua mente. C’è una contraddizione profonda con le tesi dell’accusa, rigettiamo duramente le ipotesi di dolo e avvelenamento, chiediamo l’assoluzione per Angiolini con la formula più ampia perché il fatto non sussiste”.
La prossima udienza è fissata per venerdì prossimo, per dare spazio ancora alle difese. Successivamente è stata fissata la data del 7 febbraio per le repliche della procura generale e dell’Avvocatura dello Stato. La data della sentenza, che è già slittata due volte, al momento è prevista per metà febbraio, ma potrebbe essere suscettibile di ulteriori rinvii.