Processo sui veleni di Bussi, il pg Como: “Manca una seria perizia di livello internazionale”
ROMA, 11 gennaio – E’ il giorno delle requisitorie dei due procuratori generali, presso la Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, nell’ambito del processo sulla mega discarica dei veleni scoperta a Bussi nel 2007. Il primo a prendere la parola, questa mattina, è stato il procuratore Romolo Como, che ha denunciato “la mancanza di una seria perizia super partes di esperti a livello internazionale”.
Secondo Como, infatti, una perizia affidata a specialisti esteri, al di sopra di ogni sospetto e lontani da possibili condizionamenti, “avrebbe permesso di superare la varietà di consulenze tecniche di accusa e difesa e facilitato il compito dei giudici”. Parole che potrebbero fare da preludio alla richiesta di una super-perizia da parte dei due procuratori generali. Dopo Como prenderà la parola il suo omologo Domenico Castellani.
A questa fase del procedimento si è arrivati dopo il pronunciamento della Cassazione, che nel marzo scorso ha convertito in appello tutti i ricorsi presentati alla Suprema Corte. In Corte d’Appello a Chieti il 19 dicembre 2014, 19 imputati erano stati assolti dall’accusa di avere avvelenato le falde acquifere, mentre il reato di disastro ambientale fu derubricato in colposo e quindi prescritto.
A proposito del verdetto pieno di assoluzione, “perché il fatto non sussiste”, Como ha contestato “il forte valore simbolico dell’assoluzione con formula piena degli imputati, a negare la sussistenza di un fatto reale legato all’avvelenamento delle acque destinate all’alimentazione”.
L’indagine della Procura di Pescara sulla mega discarica dei veleni prese il via nel 2007 con la scoperta da parte del Corpo Forestale dello Stato di circa 185mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose in un’area di quattro ettari nei pressi del polo chimico di Bussi sul Tirino.
L’area, definita subito come la più grande discarica inquinata d’Europa, venne posta sotto sequestro. Sulla base di quanto emerso nel corso delle indagini, dagli anni ’60 agli anni ’90 sono state sversate e smaltite abusivamente tonnellate di sostanze pericolose, fra cui cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni e metalli pesanti.
Il presidente del collegio giudicante, Luigi Catelli, d’intesa con le parti, ha fissato un fitto calendario di udienze. La sentenza è prevista il 31 gennaio.
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