Tangenti Cultura, l’accusatore Mascitti: “Il mio amico Varone mi spinse a denunciare De Fanis”

PESCARA, 26 ottobre – Entra nel vivo, davanti al tribunale collegiale di Pescara, il processo sulle presunte tangenti nel settore Cultura della Regione, per fatti risalenti al 2013. Gli imputati, accusati a vario titolo di concussione, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, truffa, peculato, abuso e falso, sono l’ex assessore regionale alla Cultura ,Luigi De Fanis, il rappresentante legale dell’associazione Abruzzo Antico Ermanno Falone, il responsabile dell’Agenzia per la promozione culturale della Regione Abruzzo Rosa Giammarco e l’imprenditore Antonio Di Domenica. Lucia Zingariello, ex segretaria di De Fanis, per questa vicenda ha già patteggiato una condanna ad un anno e 11 mesi di reclusione. Oggi sono stati ascoltati i testimoni dell’accusa e sono emersi nuovi particolari. Sarebbe stato un parere confidenziale del pm Gennaro Varone, richiesto dall’amico e supertestimone del processo, a far scattare la querela che ha dato inizio alle indagini.
“Dopo la presentazione del preventivo, per l’organizzazione dell’evento che proposi all’assessore, fui richiamato da De Fanis per discutere di altri dettagli – ha detto oggi in aula Andrea Mascitti, l’imprenditore dello spettacolo, costituitosi parte civile, che con la sua denuncia ha fatto scattare l’inchiesta denominata ‘Il Vate’, mirata a fare luce sulle modalità di erogazione dei contributi regionali, sulla base della legge 43/73, successivamente abrogata, che disciplinava l’organizzazione, l’adesione e la partecipazione a convegni e altre manifestazioni culturali con la possibilità di distribuzione di fondi -. Quando ci incontrammo, De Fanis iniziò a cancellare alcune voci dal budget e disse che ci voleva una somma per lui, di 4.000 euro, che gli servivano per la campagna elettorale. Mi sentii molto turbato e decisi di parlarne con un amico, Gennaro Varone, con il quale condividevo la passione per la musica – ha proseguito Mascitti – e lui mi esortò a presentare querela”.
Siamo a marzo del 2013. La vicenda, però, ha inizio qualche mese prima, quando Mascitti si presenta per la prima volta da De Fanis.
“Non riuscendo ad organizzare il premio Nascimbeni con il sostegno del Comune di Orsogna, come fatto in passato, decisi di rivolgermi all’assessore De Fanis – riferisce Mascitti al giudice -. Nel corso del primo incontro illustrai l’evento all’assessore, che sembrò apprezzare e parlammo anche di cifre. Presentai un preventivo indicativo – ha proseguito Mascitti – di circa 20mila euro”.
In seguito, all’inizio di marzo, il nuovo incontro, con la presunta richiesta di soldi da parte dell’assessore. Il giorno dopo Mascitti sporge querela, rivolgendosi al Corpo Forestale di Pescara, su indicazione di Varone.
“Durante quell’incontro l’assessore mi disse chiaramente che o si faceva in quel modo o non si poteva fare – ha affermato il testimone -. Io in seguito iniziai a tutelarmi registrando tutte le conversazioni”.
La querela viene presentata il 2 marzo e dal giorno successivo si mette in moto anche il lavoro degli inquirenti, con intercettazioni e appostamenti che forniscono diversi riscontri alla versione di Mascitti. Come nel caso di una presunta seconda richiesta di danaro:
“L’assessore mi chiese di prendere parte all’organizzazione di un evento della Regione al Salone del Libro, che sulla base delle mie previsioni sarebbe costato circa 2.500 euro, ma De Fanis mi chiese di arrivare fino a 4.400 euro, spiegando che ci saremmo presi 1.000 euro a testa”.
Successivamente si sarebbero susseguite telefonate di De Fanis e Zingariello nei confronti di Mascitti, per comunicare continue modifiche al preventivo per il premio Nascimbeni, che alla fine avrebbe raggiunto quota 29.000 euro.
“Nel corso di alcune telefonate con un linguaggio in codice – ha spiegato Mascitti – mi avevano detto di stare attento perchè eravamo tutti intercettati”.
Un particolare che ha spinto il giudice Maria Michela Di Fine a chiedere ad un altro testimone, il maggiore della Forestale Michele Brunozzi, se nel corso delle indagini fosse emerso chi aveva allertato De Fanis.
“Nel corso delle intercettazioni della Zinagariello, in dialoghi dal linguaggio piuttosto criptico – ha risposto Brunozzi – è emerso che De Fanis avrebbe saputo da Chiodi e Venturoni di essere indagato”. Circostanza, quest’ultima, che sarebbe stata rivelata dalla stessa Zingariello nel corso degli interrogatori.
Sia Brunozzi, che gli assistenti capo della Forestale Monica Marinelli e Claudio Sarracino, citati dal pm Anna Rita Mantini per riferire sulle indagini, hanno poi ricostruito dettagliatamente le varie fasi dell’inchiesta denominata “Il Vate”, culminata nel processo attualmente in corso.
Gli imputati De Fanis, Giammarco e Falone hanno assistito in silenzio, ma con la massima attenzione, alle deposizioni dei testimoni. Unico imputato assente il solito Di Domenica. Non c’era neanche la Zingariello, che questa mattina, sarebbe dovuta comparire per essere ascoltata in qualità di testimone, ma non si è presentata per ragioni di salute. Sarà ascoltata nel corso della prossima udienza, in programma il 23 novembre. In quell’occasione saranno chiamati a deporre anche alcuni dei 24 testimoni della difesa, rappresentata dall’avvocato Domenico Frattura, tra i quali l’assessore alla Cultura della Regione Piemonte e diversi sindaci abruzzesi.