Processo “tetti di spesa”, Chiodi attacca Procura e mezzi d’informazione
PESCARA, 11 ottobre – La sentenza del processo sui tetti della spesa sanitaria, imposta dalla precedente amministrazione regionale alle cliniche private, era attesa per la giornata di oggi, ma il gup del tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha rinviato l’udienza al prossimo 30 novembre, per permettere a tutte le parti di partecipare alla discussione, che precederà la decisione finale. Questa mattina, però, ci ha pensato l’ex governatore Gianni Chiodi, unico imputato presente in aula, a movimentare la giornata, lasciandosi andare ad uno sfogo che non ha risparmiato la Procura di Pescara, alcuni operatori delle cliniche private e i mezzi di informazione.
“Credo che la procura di Pescara abbia giocato un ruolo importante e negativo nella mia esperienza politica, è intervenuta spesso sulle questioni politiche e a giudicare dai risultati, ad esempio nei casi di D’Alfonso e Venturoni, senza grandi risultati – ha detto Chiodi -. La delusione è grande perché in tutto il Paese e in parlamento mi consideravano una persona che ha fatto una battaglia straordinaria per risanare e moralizzare il sistema sanitario e che era anche riuscita a farlo, mentre qui a Pescara mi considerano un delinquente”. L’ex presidente della Regione ha sottolineato: “Sono l’unico politico d’Italia ad essere imputato per non avere favorito la sanità privata”.
Chiodi, inoltre, ha tenuto a smentire alcune ricostruzioni giornalistiche in merito all’inchiesta.
“Il Centro e Rete 8 sono di proprietà di un operatore della sanità privata – ha rimarcato l’ex governatore – confondono fischi per fiaschi e prendono stralci di intercettazioni”.
Il procedimento giudiziario, che ha preso il via dall’esposto presentato dai titolari di alcune cliniche private, in seguito al ridimensionamento dei tetti di spesa per l’anno 2010, vede imputati oltre a Chiodi anche l’ex sub-commissario Giovanna Baraldi, l’ex assessore regionale Lanfranco Venturoni e due tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi regionali, accusati a vario titolo di falso, violenza privata e abuso d’ufficio.
Secondo l’accusa, Chiodi, coinvolto in qualità di ex commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, avrebbe fatto firmare alle cliniche private contratti di prestazione di assistenza ospedaliera, collegando la firma al pagamento dei crediti che le cliniche vantavano nei confronti della Regione.
A giudizio del pm, l’ex governatore avrebbe fatto pressioni sulle cliniche per far firmare quei contratti e avrebbe tenuto un “generale atteggiamento ostruzionistico volto a non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa”. Da qui l’accusa di violenza privata, contestata anche a Venturoni.