Processo tetti spesa sanitaria, istanza legali di Chiodi e sentenza rinviata per sisma
PESCARA, 30 novembre – Discussione e sentenza rinviate a giugno 2017 perché Teramo è inserita nell’area del cratere. Si è conclusa così l’udienza di questa mattina, nel tribunale di Pescara, relativa al processo sul ridimensionamento dei tetti di spesa per le cliniche private, che vede imputati l’ex presidente della Regione Gianni Chiodi, l’ex sub-commissario Giovanna Baraldi, l’ex assessore regionale Lanfranco Venturoni e due tecnici dell’Agenzia nazionale per i servizi regionali, accusati a vario titolo di falso, violenza privata e abuso d’ufficio.
Questa mattina era in programma la discussione e si attendeva la sentenza. I legali di Chiodi, i teramani Pietro Referza e Enrico Mazzarelli, hanno però presentato istanza di rinvio sulla base del decreto legge che sospende le attività processuali per le persone residenti nell’area del cratere, individuata dal Governo in seguito alle scosse di terremoto dell’agosto e dell’ottobre scorsi. La sospensione scade il 31 maggio e il gup Gianluca Sarandrea ha fissato la prossima udienza alla prima data utile: il 6 giugno 2017. Lo slittamento dell’udienza, in ogni caso, non incide sui tempi della prescrizione.
“Avrebbero anche potuto scegliere di venire in aula – è il commento di Tommaso Marchese, avvocato di parte civile per conto dei gruppi operanti nella sanità privata Pierangeli, Spatocco e Villa Serena -. Ci saremmo attesi un atteggiamento diverso, soprattutto alla luce delle dichiarazioni rese dagli imputati, che avevano pubblicamente chiesto di avere giustizia in tempi rapidi”.
Il procedimento ha preso il via dall’esposto presentato dai titolari di alcune cliniche private, in seguito al ridimensionamento dei tetti di spesa per l’anno 2010. Secondo l’accusa Chiodi, coinvolto in qualità di ex commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, avrebbe fatto firmare alle cliniche private contratti di prestazione di assistenza ospedaliera, collegando la firma al pagamento dei crediti che le cliniche vantavano nei confronti della Regione.
A giudizio del pm, l’ex governatore avrebbe fatto pressioni sulle cliniche per far firmare quei contratti e avrebbe tenuto un “generale atteggiamento ostruzionistico volto a non fornire i dati per procedere all’attuazione della metodologia utilizzata per realizzare i tetti di spesa”. Da qui l’accusa di violenza privata, contestata anche a Venturoni.