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Rapporto cave, Legambiente: “Abruzzo inadempiente sul piano regionale”

Rapporto cave, Legambiente: “Abruzzo inadempiente sul piano regionale”

PESCARA, 28 febbraio – Un deciso no alla realizzazione della cava di Monte Castiglione a Popoli ed un altrettanto deciso invito a promuovere l’economia circolare.  E’ quanto chiede Legambiente sulla scorta dell’ultimo rapporto sulle attività estrattive,  che vede l’Abruzzo molto indietro rispetto alle percentuali di recupero di materiale inerte stabilite dalle direttive europee oltre che “inadempiente sul piano cave“. Una Regione dove per Legambiente servirebbe una profonda innovazione nel settore e dove al contrario, a fronte di  265 cave attive e 640 abbandonate si continuerebbe a scavare  invece di puntare su riciclo, adeguamento delle tariffe e tutela del territorio.“La sfida dell’economia circolare riguarda anche il mondo delle attività estrattive, perché è possibile ridurre il prelievo di materiale e l’impatto delle cave nei confronti del paesaggio, dare una nuova vita ad una cava dismessa e percorrere la strada del riciclo degli aggregati. A dimostrarlo sono tanti paesi europei che hanno deciso di puntare sul riciclo degli inerti, ma anche diversi esempi italiani anche se per l’Italia e per l’Abruzzo la strada è ancora lunga e in salita – dichiara Legambiente – Si continua a scavare troppo e con impatti devastanti sull’ambiente e la strada del riciclo, malgrado la spinta delle Direttive europee, è ancora molto indietro. La nostra regione è ancora inadempiente sul piano cave che nonostante l’annuncio di alcuni mesi fa è al palo”.

Dal rapporto cave 2016 di Legambiente, emerge in particolare come la quantità estratta in regione di sabbia e ghiaia sia di 1.605.550 metri cubi, con entrate annue pari a 2.087.215 euro,  “solo il 6,5% del volume d’affari annuo complessivo da attività estrattive” con prezzi di vendita di 32.111.000  euro. “Già adeguandoci ai canoni europei, la cifra sarebbe molto più alta: 5.137.76 di euro“,  sostiene l’associazione ambientalista.

“Per Legambiente occorre promuovere una profonda innovazione nel settore delle attività estrattive – dichiara Giuseppe Di Marco, presidente Legambiente Abruzzo –. E’ arrivato il momento che anche l’Abruzzo scelga la strada del riciclo, seguendo le buone pratiche di una moderna gestione delle risorse e sviluppando un settore economico capace di legare ricerca e innovazione nel recupero dei materiali. Non è utopia pensare di avere più imprese e occupati nel settore, proprio puntando su tutela del territorio, riciclo dei materiali e un adeguamento dei canoni di concessione ai livelli degli altri Paesi europei. La filiera del riciclo garantisce almeno il 30% di occupati in più a parità di produzione e può garantire prospettive di crescita molto più importanti e arrivare a interessare l’intera filiera delle costruzioni, per altro le Direttive europee prevedono che entro il 2020 il recupero dei materiali inerti dovrà raggiungere quota 70%. Ma per realizzare ciò servono delle scelte e delle politiche chiare da parte delle Regione a partire dalla rapida approvazione del piano cave e contemporaneamente al blocco di tutte nuove richieste”

 

 

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