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Riapertura Ciaf di Atessa, il sindaco Borrelli: “No a impianti di rifiuti pericolosi in Val di Sangro”

Riapertura Ciaf di Atessa, il sindaco Borrelli: “No a impianti di rifiuti pericolosi in Val di Sangro”

ATESSA, 4 aprile – Un secco “no”, alla possibile riapertura dello stabilimento per il trattamento di rifiuti Ciaf Ambiente di Atessa, arriva da Giulio Borrelli, sindaco della cittadina della Val di Sangro. Lo stabilimento è finito al centro dell’indagine nazionale “Mare Chiaro”, che il 13 marzo 2006 portò a 16 arresti. Il primo cittadino di Atessa ha immediatamente allertato la Regione Abruzzo e convocato d’urgenza, per il 18 aprile, il Comitato dei sindaci del Sangro-Aventino-Frentania per la tutela dell’ambiente.

Borrelli spiega:

“No a impianti di rifiuti pericolosi in Val di Sangro. La società Ecoeridania di Arenzano, che in Val di Sangro ha da poco acquisito Maio.Com, ramo d’azienda del gruppo Maio che smaltisce rifiuti ospedalieri, ha manifestato l’intenzione di riattivare l’impianto Ciaf per lo smaltimento e trattamento di rifiuti speciali e industriali. Nei giorni scorsi sono venuti in Comune ad Atessa rappresentanti della ex Maio manifestando l’intenzione di riattivare l’impianto Ciaf. Da quanto ci risulta, l’autorizzazione è sospesa dal 2014, in attesa di conoscere i risultati della procedura di concordato preventivo, pendente presso il tribunale di Lanciano. La rimessa in funzione dell’impianto, autorizzato anche allo smaltimento di fanghi industriali di sostanze chimiche, ha destato preoccupazione nella comunità, soprattutto perché negli ultimi anni c’è stata un’evoluzione socio-economico dell’area, che ha portato a sviluppare una serie di attività industriali e commerciali incompatibili con impianti di smaltimento di rifiuti pericolosi. Inoltre la zona è fortemente antropizzata e l’inquinamento dell’aria è da anni al limite dei livelli di tollerabilità. Abbiamo già avviato la procedura di revisione del vecchio Piano regolatore generale che dovrà prevedere anche l’incompatibilità di questo tipo di impianti”.

L’inchiesta “Mare Chiaro” ha coinvolto complessivamente 33 persone, la maggior parte accusata di associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, distruzione ambientale e falso.
La procura di Lanciano fece luce su un giro di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi che transitavano nello stabilimento Ciaf di Atessa per finire a Taranto. In totale venne accertato lo smaltimento illegale di 90 mila tonnellate di rifiuti, per un giro d’ affari stimato in 15 milioni di euro. Secondo le accuse, alla Ciaf transitavano rifiuti provenienti da diverse regioni, specie dalla raffineria di Priolo Gargallo, ma anche da Veneto, Lombardia, Molise, Marche e Puglia.

Alla Ciaf i rifiuti venivano poi falsamente trattati e ripartivano verso la Hidrochemical Service di Taranto, dove i rifiuti venivano poi sversati direttamente in mare, tramite un tunnel sottomarino lungo 300 metri. A Lanciano si erano costituite parti offese il Ministero per l’Ambiente, Legambiente Abruzzo e Federconsumatori di Taranto. Il 25 giugno 2008 il gup di Lanciano ha disposto il trasferimento del procedimento a Taranto per competenza territoriale.

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