L’AQUILA, 10 febbraio – Scatta la confisca dei beni per il gruppo Di Tella, nell’ambito dell’inchiesta della Procura dell’Aquila denominata “Dirty job”, che nel giugno 2014 portò all’arresto di 7 imprenditori, con le accuse di estorsione, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Una vicenda legata alla ricostruzione post-sisma, che proietta l’ombra del clan camorristico dei Casalesi sull’Abruzzo.

“Si tratta di un’importante conferma in merito alla fondatezza delle indagini sul gruppo Di Tella – fanno sapere in una nota gli uffici giudiziari del capoluogo abruzzese -. Oggi il tribunale ha disposto la confisca dei beni di Alfonso, Cipriano e Domenico Di Tella, che la procura aveva già sottoposto a sequestro nell’aprile del 2015 nell’ambito di una misura di prevenzione patrimoniale”.

I beni confiscati comprendono immobili e terreni, anche edificabili, nelle province di Caserta e L’Aquila, quote societarie, complessi aziendali, saldi di conti correnti e autovetture per un valore complessivo vicino ai 2 milioni di euro.

“Con questo provvedimento il tribunale di fatto riconosce i presupposti che giustificano l’adozione della misura cautelare – si spiega ancora nella nota – ovvero la pericolosità sociale dei Di Tella, vicini al clan dei casalesi di Michele Zagaria, e la sproporzione tra i beni posseduti e i loro redditi lecitamente conseguiti”.

Secondo gli uffici giudiziari dell’Aquila:

“Alfonso, Cipriano e Domenico di Tella dovranno ancora rispondere dinanzi al tribunale aquilano di numerose imputazioni collegate al ruolo delle loro imprese nella ricostruzione post-sisma e aggravate dal metodo mafioso. Gli imprenditori aquilani, nello stesso processo, hanno già patteggiato la pena e risarcito i danneggiati”.