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Sanità: Abruzzo quintultimo per efficienza, ma il costo dei manager è da record

Sanità: Abruzzo quintultimo per efficienza, ma il costo dei manager è da record

PESCARA, 4 gennaio – L’Abruzzo è la quintultima regione in Italia per livello di performance sanitaria, ma la seconda per spesa pro-capite legata ai costi di mantenimento del management sanitario. In sostanza pur essendo costretti a tirare fuori più soldi per pagare i dirigenti del settore, gli abruzzesi ricevono in cambio servizi più scadenti. E’ quanto emerge dallo studio sull’Indice di Performance Sanitaria nel 2016, realizzato dall’Istituto Demoskopica e  basato sull’analisi di sette indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, spesa sanitaria, famiglie impoverite a causa di spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica.

A livello nazionale il Piemonte, con un punteggio pari a 492.1, è la regione che si piazza in testa alla classifica dell’efficienza complessiva del sistema sanitario, mentre la Calabria è la maglia nera del Paese con 223.8 punti. L’Abruzzo riscuote un punteggio che lo avvicina molto di più alla coda che alla vetta: 269.1. Oltre all’ultima in graduatoria, fanno peggio solo Campania, Puglia e Sicilia.

Se l’efficienza del sistema è bassa, si rivelano invece particolarmente elevati i costi di funzionamento della politica nel settore sanitario: mentre le vicine Marche sono la regione più parsimoniosa, capace di spendere 311 milioni di euro per il mantenimento del management delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie e delle strutture sanitarie più in generale, ovvero 1,5 euro pro-capite, l’Abruzzo è la seconda regione italiana con la più elevata spesa pro-capite, pari a 9,8 euro, frutto di costi complessivi che toccano quota 13 milioni di euro. In pratica mentre i cittadini marchigiani spendono 1,5 euro a testa per retribuire il management del settimo sistema sanitario più efficiente d’Italia, gli abruzzesi tirano fuori 9,8 euro a testa per pagare i vertici del quinto peggiore comparto del Paese. E’ evidente che qualcosa non torna.

E a farne le spese sono innanzitutto i cittadini, visto che le famiglie abruzzesi risultano terze in Italia per tasso di impoverimento causato dalle spese sanitarie out of pocket, ovvero per farmaci, case di cura, visite specialistiche, cure odontoiatriche. Un fenomeno che a livello nazionale colpisce oltre 300mila famiglie e che ha il suo apice in Calabria, con una quota del 3,48%, quantificabile in circa 28mila nuclei familiari, e in Sicilia, con una quota dell’3,39%, pari a poco meno di 69mila famiglie. L’Abruzzo viene subito dopo, con una quota del 2,72%, che si traduce in circa 15mila famiglie finite al di sotto della soglia di povertà per pagare le spese sanitarie.

La regione governata dal presidente D’Alfonso si distingue, infine, anche in un altro ambito e sempre in negativo: quello delle spese legali per i contenziosi. La Calabria è la regione che spende di più, a livello pro-capite, per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli sostenute dal comparto sanitario: 19,6 milioni di euro, pari a 9,9 euro pro capite. Seguono la Basilicata con 4 milioni di euro e 6,9 euro pro-capite, e l’Abruzzo, con 7,6 milioni di euro e 5,7 euro pro capite.

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