Santa Croce, dipendenti licenziati e non pagati. Interrogazione di Sinistra Italiana
AVEZZANO, 9 ottobre – La disperazione è affidata a una lettera aperta. E’ quella dei 76 dipendenti dello stabilimento in cui a Canistro si imbottigliava l’acqua Santa Croce dalla sorgente Sponga, licenziati dopo la gara per il nuovo affidamento da parte della Regione.
I settantasei lavoratori non sono in servizi da settembre e fino a febbraio, quando è scattata la Naspi, non hanno percepito somme di denaro, nè mensilità arretrate, né ferie non godute, né tfr.
Devono ricevere, a conti fatti, altre trentamila euro a testa.
“Dopo un anno dal nostro licenziamento siamo ancora qui ad aspettare che ci vengano riconosciuti i nostri diritti e le nostre spettanze: – scrivono – trattamento fine rapporto, ferie non godute e mensilità, costringendoci a chiedere il pagamento attraverso le lunghe trafile giudiziarie, farraginose e purtroppo lente, troppo. Viviamo la beffa quotidiana di vedere il marchio della nostra “cara acqua” per la quale abbiamo lavorato per anni sponsorizzato nel programma “Grande Fratello Vip” o dalle squadre di calcio di serie A come Fiorentina e Lazio. I vip che si trovano all’interno della famosa casa non sanno quello che noi stiamo vivendo, noi siamo i veri reclusi perché stiamo scontando una pena quotidiana fatta di bollette che si accumulano, di pagamenti che vengono accantonati, di soldi necessari per i libri dei nostri figli e altro”.
Gli ex dipendenti della Santa Croce sperano di poter essere riassunti dalla Norda che ha temporaneamente vinto l’appalto per la gestione dell’acqua della Sponga e sta iniziando a lavorare per costruire il nuovo stabilimento.
Sulla vicenda intervengono Daniele Licheri e Daniele Iacutone, rispettivamente segretario regionale e provinciale di Sinistra Italiana:
“Abbiamo chiesto al nostro deputato Giovanni Paglia di intervenire con una interrogazione parlamentare per sbloccare questa situazione gravissima. Nessuno può essere lasciato solo sopratutto perché gli ex dipendenti che sperano di poter essere riassunti dalla Norda ad oggi non sanno quali siano i reali tempi di attesa dell’apertura del nuovo stabilimento. Crediamo – concludono – sia urgente che la politica si interroghi sulla grave sofferenza che vivono oggi le nostre aree interne mettendo in campo subito un piano di riconversione sostenibile dell’economia che ridia fiato all’Abruzzo.