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Sisma: la rivolta di 9 sindaci del Teramano, non si fidano di Governo e Regione

Sisma: la rivolta di 9 sindaci del Teramano, non si fidano di Governo e Regione

TERAMO, 3 novembre – Nove sindaci dell’entroterra teramano in rivolta, dopo il sisma che domenica scorsa ha colpito i loro paesi. Insieme rappresentano quasi 8.500 famiglie e oltre 20 mila abitanti. Questa mattina hanno lanciato un grido di dolore, per i crolli e le lesioni che interessano i loro centri, e hanno chiesto di non essere lasciati soli, sia attraverso un sostegno nelle verifiche dei danni che nella gestione del problema degli sfollati. In occasione del terremoto dello scorso agosto, con epicentro ad Amatrice, erano rimasti esclusi dall’area del cratere individuata dal Governo nel decreto legge per la ricostruzione. Questa volta chiedono risposte certe, immediate ed efficaci. E dalle loro parole traspare tutta la diffidenza e la mancanza di fiducia, sia nei confronti delle istituzioni nazionali che della Regione.

“Finora le stime sono solo provvisorie – hanno spiegato questa mattina i nove sindaci, nel corso di una conferenza stampa congiunta, presso la sala conferenze del Bacino imbrifero montano del Vomano Tordino – ma la situazione, in seguito alla scossa del 30 ottobre, risulta ben più grave di quella che ha seguito il terremoto del 2009”.

Michele Petraccia, sindaco di Pietracamela, ha rimarcato:

“Il nostro centro storico era già chiuso dal sisma del 2009 e quindi non abbiamo sfollati. Però abbiamo gente che ha paura a tornare in casa e ci siamo dovuti arrangiare da soli, con brandine e materiali ricevuti sette anni fa. Qui non si è visto nessuno della Protezione Civile e non abbiamo ricevuto alcun tipo di supporto”.

Preoccupato anche il sindaco di Tossicia.

“Non dimenticateci – ha detto il primo cittadino Franco Tarquini -. Non fate che questo sisma sia telecomandato, ovvero riservato solo a pochi Comuni per la ricostruzione”.

Gli ha fatto eco Adolfo Moriconi, sindaco di Fano Adriano:

“Dovremo ricorrere al Tar – sottoline Moriconi – perché la Regione non ci ha nemmeno inserito nelle aree svantaggiate nell’ambito della riperimetrazione delle aree interne”.

La Regione, tramite il presidente della giunta D’Alfonso e il sottosegretario con delega alla Protezione civile, Mazzocca, non ha fatto altro che fornire rassicurazioni, spiegando che “tutti i danni saranno coperti”. I nove sindaci del Teramano, tuttavia, non sembrano fidarsi.  Tutti hanno riportato danni ingenti ed evidenziano un problema comune: non vogliono essere esclusi, come accaduto in occasione del sisma dello scorso agosto, dai fondi previsti per la ricostruzione. Le attività produttive e commerciali sono in ginocchio e la paura di assistere ad una disgregazione del tessuto sociale si somma alla paura del terremoto.

D’altronde, il quadro descritto questa mattina è desolante e conferma come il terremoto del 30 ottobre scorso abbia colpito duramente il Teramano, che conta il 60% dei danni registrati in tutto l’Abruzzo. Il primo cittadino di Campli, Pietro Quaresimale, è ormai diventato un sindaco itinerante, dal momento che la stanza del suo municipio è inagibile, mentre quello di Torricella Sicura, Daniele Palumbi, denuncia episodi di sciacallaggio nelle abitazioni degli sfollati. Proprio il suo paese è uno dei più danneggiati, con 110 famiglie e 243 persone evacuate. Ogni sindaco ha una storia da raccontare e problemi da denunciare, legati a crolli e lesioni provocate dal terremoto.

Le emergenze principali, ad ogni modo, restano gli sfollati e le scuole danneggiate. A Campli e ad Isola del Gran Sasso difficilmente sarà possibile tornare in aula lunedì prossimo. Solo a Torricella gli edifici risultano sicuri, mentre negli altri centri si cerca di tamponare la situazione come possibile. La gente, nel frattempo, resta nei centri di accoglienza notte e giorno, per paura di rientrare in casa, e chi può emigra verso abitazioni al mare. Al contempo il commercio va in malora e si contano decine di esercizi commerciali chiusi.

LA SITUAZIONE DEI 9 COMUNI NO-CRATERE

“­A ­Campli­ ­– dichiara il sindaco ­Pietro Quaresimale­ – ­contiamo ad oggi 140 sfollati, tutte le ­chiese sono inagibili, in particolare il­ Duomo, chiuso il Museo archeologico e p­arzialmente la sede municipale. La chius­ura del vecchio ponte di Nocella obbliga­ ad una viabilità alternativa, con perco­rso più lungo di 5 chilometri. Stiamo mo­nitorando gli otto plessi scolastici pre­senti sul territorio”. Come sede di ricovero notturno è stat­o allestito il Palazzetto dello Sport, d­ove dormono le 140 persone assistite dal­la Protezione Civile, ma il comune di Ca­mpli ha bisogno di altre brandine e di u­na tensostruttura per le funzioni religi­ose.

Anche a ­Colledara­ situazione fortemente critica: “­Abbiamo ad oggi 124 sfollati­ – dichiara il sindaco ­Manuele Tiberii­ -. ­La situazione è peggiore del 2009, quand­o ne contavamo 80.  Anche a Colledara so­no chiuse tutte le chiese, tranne San Gi­orgio di Ornano e quella di Chiovano. Tr­e zone rosse e una frazione totalmente i­nterdetta al traffico, Villa Ilii”.­

Nel borgo della ceramica, ­Castelli­, è stato chiuso in via precauzionale tu­tto il centro storico, sgomberate le bot­teghe artigiane e le attività commercial­i che vi insistono. Ad oggi vi sono 50 s­follati tutti ricoverati a Castelli, nel­le strutture ricettive locali e nei tre ­punti di accoglienza notturna appositame­nte allestiti: “Le attività produttive rischiano di scom­parire – è l’allarme del sindaco ­Rinaldo Seca­ – ­così come la nostra grande tradizione ar­tistica in quanto pochi ceramisti ormai ­sono nella condizione di poter lavorare.­ Abbiamo avuto una grande dimostrazione ­di generosità dei castellani residenti a­ll’estero che hanno messo a disposizione­ le loro case”. E’ attesa per oggi la visita al borgo­ del vicepresidente della Regione Abruzz­o, Giovanni Lolli­.­

“­Appare evidente­ –afferma il sindaco di ­Torricella Sicura­, ­Daniele Palumbi­ – ­che ad oggi il nostro è il comune più co­lpito, con 263 sfollati certificati e 11­0 ordinanze di inagibilità. I terremoti ­del 24 agosto e del 30 ottobre hanno dan­neggiato il 70% del patrimonio urbano re­ndendo necessari interventi di riparazio­ne e messa in sicurezza. Il nostro Comun­e ha pienamente i requisiti per rientrar­e nell’area del cratere”. Nove i luoghi di culto chiusi e il 90­% di inagibilità dei fabbricati in via M­artiri Ungheresi e via Scarponi. Il sind­aco Palumbi segnala anche che si sussegu­ono tentativi di furti ed episodi di sci­acallaggio, di cui è stata prontamente i­nformata la Prefettura.

Anche ad ­Isola del Gran Sasso­ evacuato tutto il centro storico: “­Ad oggi contiamo 30 famiglie sfollate­ – spiega il sindaco ­Roberto Di Marco­ – ­più una decina nelle frazioni. La Chiesa­ Madre è totalmente inagibile, l’80% dei­ fabbricati lesionati e la scuola media,­ che ha riportato danni strutturali, non­ riaprirà sicuramente lunedì, per cui st­iamo cercando una sistemazione alternati­va. A San Gabriele è stata allestita una­ tendopoli per il ricovero notturno di 2­00 persone, ma le condizioni meteo rendo­no necessario reperire in breve tempo un­a struttura più adeguata”.   ­

Molto grave la situazione anche nella ­Valle Siciliana­: “­Ad oggi 105 ordinanze di evacuazione­-  è il bilancio del primo cittadino di ­Tossicia, Franco Tarquini­ -, ­30 persone sistemate nelle strutture alb­erghiere, mentre 25 nuclei familiari han­no richiesto il contributo di autonoma s­istemazione. Per le persone fuori casa a­bbiamo assicurato 5 centri di accoglienz­a riscaldati ma siamo veramente in ginoc­chio, anche per il mancato trasferimento­ delle somme dovute dallo Stato per mino­ri introiti o maggiori oneri per i comun­i del cratere del 2009, fermi al 2014, c­he rende difficile la chiusura del bilan­cio”.  ­

“­A Castel Castagna­ – è il resoconto del sindaco ­Rosanna De Antoniis­ – ­ho firmato ad oggi 10 ordinanze di inagi­bilità. Abbiamo allestito due punti di r­accolta per la popolazione con tende e c­ontainer reperiti con grande difficoltà.­ In parte chiuso il centro storico così ­come gli edifici di culto, siamo in atte­sa delle verifiche per prendere decision­i riguardo l’abbazia di Santa Maria di R­onzano”.­

La situazione è rimasta invariata a ­Fano Adriano­ e ­Pietracamela­: “­Anche perché­ – spiega il sindaco di Fano, ­Adolfo Moriconi­– ­abbiamo l’80% di non residenti. Sicurame­nte siamo molto preoccupati per i risvol­ti socioeconomici, assurdo essere stati ­esclusi dalla riperimetrazione delle are­e interne. Il problema è che da noi non ­tornerà più nessuno”. ­

Una ventina di persone dormono fuori cas­a anche a Pietracamela ­e si registrano aggravamenti su edifici ­già lesionati. “L’incombenza più gravosa ­– sottolinea il sindaco ­Michele Petraccia­ –, ­oltre alla gestione dell’emergenza, ora ­è la gestione della paura. Le persone so­no terrorizzate, anche da noi c’è bisogn­o di più brandine, per le altre necessit­à abbiamo finora provveduto con i nostri­ mezzi”.­

“­Non può restare inascoltato il grido di ­dolore delle aree interne, provate duram­ente dagli ultimi eventi sismici e dal p­erdurare dello sciame – è la sintesi del presidente del Conso­rzio Bim, Franco Iachetti­ -. ­Al dramma del terremoto questi Comuni ag­giungono quello dello spopolamento e del­la disgregazione del tessuto socioeconom­ico. E’ necessaria una forte attenzione ­a tutti i livelli istituzionali, il Bim ­è pronto a fare la sua parte per il sost­egno concreto a questi Comuni”.  ­

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