Suicidio nel carcere di Pescara, allarme Agl-Radicali-Rifondazione: “E’ strage di legalità”
PESCARA, 30 maggio – “E’ strage di legalità”. Amnistia Giustizia Libertà (Agl) Abruzzo, Partito Radicale e Rifondazione Comunista tornano a lanciare l’allarme sulla situazione delle carceri abruzzesi, a partire dal vicenda di Massimo Russi, pescarese con problemi di salute che lo scorso 17 maggio si è tolto la vita nella sua cella della casa circondariale di San Donato a Pescara.
All’iniziativa, proprio davanti al carcere, hanno preso parte l’avvocato Stefano Sassano, legale di Massimo Russi e presidente dei difensori d’ufficio del Tribunale di Pescara, Rita Bernardini, membro della presidenza del Partito Radicale e candidata Garante dei detenuti abruzzesi, e Vincenzo Di Nanna, segretario di Amnistia Giustizia e Libertà Abruzzi. Assente a causa di un impedimento Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione, che ha sostenuto comunque l’iniziativa.
Sassano ha ricordato la vicenda di Russi: “Oltre alla depressione – ha detto l’avvocato – il mio assistito soffriva di epilessia, di epatite B e C, perciò fu chiesta su mia iniziativa l’incompatibilità assoluta col regime carcerario, in quanto esponeva se stesso, i compagni e il personale a problemi di contagio; ma la richiesta è stata rigettata senza approfondire”.
Bernardini ha sottolineato che “ci troviamo davanti a 200-250 casi psichiatrici gravi in carcere: per chi ha patologie psichiatriche, tanto più se unite al problema della tossicodipendenza come nel caso di Russi – ha osservato – il carcere è il posto meno idoneo, come è stato detto da tutti gli esperti. Il Partito Radicale ha intrapreso una lunga battaglia per l’approvazione della riforma, attraverso scioperi della fame cui hanno aderito moltissimi detenuti anche dall’Abruzzo”.
“Gli istituti penitenziari italiani – ha proseguito – sono ancora oggi in una condizione di totale illegalità: non solo non svolgono la funzione rieducativa prevista dalla Costituzione, ma vi è il sovraffollamento, le condizioni di vita sono contrarie al senso di umanità e grava l’assenza di quelle figure di garanzia previste dalla legge, a cominciare dai garanti regionali. L’Abruzzo è stata una delle prime regioni ad approvare la norma istitutiva del garante e l’ultima a darle attuazione”.
Di Nanna ha parlato di una “strage di legalità che continua: da un lato l’Abruzzo detiene ormai un record nazionale nella mancata attuazione della legge istitutiva del Garante dei detenuti, dall’altro l’Italia non ha approvato la riforma dell’ordinamento penitenziario. Nella proposta di riforma, la normativa attuale sarebbe stata modificata estendendo l’ambito di applicazione del differimento della pena anche alle infermità di tipo psichico. Molte morti in cella – ha concluso – dipendono dalla mancata modifica della norma”.