Teramo, dichiarato contumace senza essere stato cercato con tutti i suoi alias: sentenza annullata
TERAMO, 28 febbraio – Nel 2003 era stato condannato a 4 anni ed 8 mesi per rapina ai danni di un imprenditore di Tortoreto. Condanna che in appello, dopo la riqualificazione del reato da rapina a furto, era stata ridotta ad 1 anno e 6 mesi con pena sospesa. Ma adesso, a distanza di 17 anni dai fatti contestati all’uomo, la vicenda è tornata nuovamente davanti ai giudici di primo grado. E questo perché la stessa Corte d’Appello dell’Aquila, dopo la restituzione in termini del procedimento, accogliendo il nuovo ricorso del legale dell’uomo ha annullato la sentenza e disposto la trasmissione degli atti al giudice di primo grado. E questo perché l’imputato, nonostante avesse numerosi alias, era stato dichiarato irreperibile, e quindi contumace, sulla base di ricerche disposte solo con riferimento “al nominativo di Bacaku Ilir e non anche con riferimento all’alias Gionj Ilie”.
Secondo la Corte d’Appello dell’Aquila, come si legge nel dispositivo con cui viene annullata la sentenza di primo grado impugnata dal legale dell’uomo, “la sentenza impugnata è stata emessa sulla base di un’erronea dichiarazione di irreperibilità dell’imputato e di una conseguente errone dichiarazione di contumacia, le quali hanno comportato una palese ed evidente violazione del diritto di difesa del medesimo”.
Da qui la dichiarazione di nullità della sentenza e il rinvio degli atti al Tribunale di Teramo, dove questa mattina si è aperto nuovamente il processo a carico del 43enne albanese, con i giudici che hanno disposto il rinnovo delle relative notifiche.
Nel frattempo, però, il reato si è prescritto, visto che i fatti contestati all’uomo risalgono al 2011.
Il 43enne era inizialmente finito a processo con l’accusa di rapina, con i giudici che gli contestavano di essersi introdotto nell’abitazione di un imprenditore di Tortoreto e di avergli rubato, dopo averlo narcotizzato, l’auto, il cellulare e 500mila lire.
Accusa che gli era costata in primo grado una condanna a 4 anni e 8 mesi, con la sentenza successivamente riformata in appello dove i giudici avevano riformulato il reato da rapina a furto e ridotto la pena, sospesa alle condizioni di legge, ad 1 anno e 6 mesi.
Successivamente la stessa Corte d’appello, su istanza del legale dell’uomo, aveva però emanato un’istanza di remissione nei termini, rilevando come non vi fosse la prova del fatto che l’uomo avesse avuto effettiva conoscenza del procedimento a suo carico.
Da qui la nuova impugnazione della sentenza di primo grado da parte del legale dell’imputato, con la Corte d’Appello dell’Aquila che ha annullato la sentenza e rinviato gli atti ai giudici di primo grado.