Teramo, entra nel vivo il processo al capo cantoniere Anas accusato di concussione
TERAMO, 4 aprile – E’ entrato nel vivo questa mattina, a Teramo, davanti ai giudici del collegio (presidente Sergio Umbriano, a latere Lorenzo Prudenzano ed Enrico Pompei), il processo per concussione a carico di Giovanni Di Luca, il 58enne capo cantoniere dell’Anas che lo scorso anno finì ai domiciliari, poi revocati, con l’accusa di concussione nell’ambito di un’indagine della Procura di Teramo a firma del pm Luca Sciarretta.
Nel corso dell’udienza di questa mattina, sul banco dei testimoni sono saliti i primi testi, tra cui un imprenditore teramano che con la sua denuncia alla Guardia di Fnanza fece partire le indagini. Testimone che rispondendo alle domande del pm ha confermato tutte le accuse mosse nei confronti del capo cantoniere, quest’ultimo difeso dagli avvocati Giannicola Scarciolla e Stefano Franchi.
Di Luca era stato arrestato lo scorso anno al termine di un’indagine svolta dalla Guardia di Finanza di Nereto e coordinata dalla Procura di Teramo, che avrebbe accertato tre episodi di concussione di cui si sarebbe reso responsabile l’uomo, referente dell’Anas per il territorio della provincia di Teramo e con compiti di vigilanza anche sulla strada statale 16.
Il funzionario, in particolare, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, avrebbe costretto tre imprenditori teramani a pagare, in più soluzioni, somme di danaro non dovute, dietro la minaccia che, in caso contrario, il procedimento amministrativo al quale gli imprenditori erano interessati non avrebbe avuto esito positivo. Procedimenti relativi a permessi per piccoli lavori sulla statale 16, quali l’apertura di un varco di un strada privata sulla statale 16 e l’installazione di due cartelloni pubblicitari.
L’indagine era partita nel 2016, sulla base della denuncia dell’imprenditore, parte offesa, salito oggi sul banco dei testimoni. A rafforzare le accuse, le dichiarazioni degli altri due imprenditori e di alcune persone informate dei fatti, la documentazione acquisita e l’attività di intercettazione che, in un caso, avrebbe permesso di registrare in diretta uno dei presunti passaggi di danaro dalle mani dell’imprenditore a quelle del funzionario.