Teramo, false accuse al questore: al via il processo. L’ex maresciallo dei Carabinieri chiede l’oblazione
TERAMO, 4 dicembre – Si è aperto ed è ha visto immediatamente la separazione delle due posizioni processuali il procedimento che vede imputati davanti al Tribunale di Teramo la 43enne teramana Tiziana Panichi, che deve rispondere di calunnia per aver accusato il questore di minacce e stalking, e l’ex maresciallo dei carabinieri in pensione Giorgio Ciccone, finito davanti al giudice, nell’ambito dello stesso fascicolo, per procurato allarme.
L’ex maresciallo, attraverso il proprio legale, l’avvocato Piergiuseppe Sgura, ha infatti chiesto di definire la propria posizione mediante oblazione, con il giudice Flavio Conciatori che a fronte del parere positivo della Procura (presenti in aula i due sostituti Davide Rosati e Bruno Auriemma, col titolari del fascicolo insieme al procuratore Antonio Guerriero) e ritenendo che non si ravvisassero estremi di particolare gravità del fatto contestato all’imputato, ha ammesso la richiesta separando le due posizioni e rinviando all’udienza del prossimo 15 gennaio per chiudere il procedimento a carico dell’ex militare.
Resterà invece a processo l’altra imputata, la 43enne teramana Tiziana Panichi, finita davanti al giudice dopo l’archiviazione del fascicolo aperto a carico del Questore Enrico De Simone in seguito alla accuse mosse nei suoi confronti dalla stessa donna.
La vicenda che ha portato la 43enne in Tribunale risale al 2017. All’epoca la donna aveva infatti puntato il dito contro De Simone, accusandolo di averla picchiata e minacciata e di aver persino di aver fatto installare dei gps nella sua abitazione e sulla sua auto. Ma non solo. Perché ai poliziotti la donna aveva anche raccontato che il Questore, in un’occasione, l’aveva aspettata sotto casa con una pistola in mano, esplodendo dei colpi.
Ed era stato proprio questo episodio denunciato dalla donna a far finire a processo anche il maresciallo Ciccone, che in quell’occasione, come ricostruito nelle indagini e nel capo di imputazione, avrebbe telefonato “al centralino dei carabinieri per segnalare l’aggressione in atto e immediatamente dopo chiamava il 112 segnalando quanto a lui riferito da Panichi Tiziana relativamente ad aggressione in corso ai danni di questa”.
Accusa che, come messo nero su bianco nel decreto di archiviazione a firma del gip Roberto Veneziano, si erano rivelate del tutto infondate. Da qui la successiva apertura di un fascicolo a carico della donna e dell’ex maresciallo e il loro rinvio a giudizio rispettivamente per calunnia e procurato allarme.
Oggi la separazione delle due posizioni, con il procedimento a carico della donna, nella quale il Questore si è costituito parte civile, che dopo l’ammissione dei mezzi di prova è stato rinviato alla successiva udienza del 19 febbraio. Trentasei i testi citati da accusa e parte civile, quest’ultima rappresentata in giudizio dall’avvocato Maria Teresa D’Innocenzo, mentre il giudice si è riservato sull’ammissione dell’unica testimone citata dalla difesa dell’imputata: la figlia dodicenne della donna.
Ammissione sulla quale il giudice deciderà all’esito dell’istruttoria, valutandone l’utilità anche alla luce dell’età della ragazzina.