Teramo, false assunzioni: in 38 a processo

TERAMO, 17 settembre – A distanza di sei anni dai fatti contestati si è aperto questa mattina, a Teramo, davanti al giudice Carla Fazzini, il maxi procedimento che vede a processo 38 imputati, tra italiani e stranieri, per false assunzioni di lavoratori cinesi, nella stragrande maggioranza colf e badanti, a fine di consentire agli stranieri di ottenere il permesso di soggiorno in Italia.
L’inchiesta che ha portato a processo i 38 imputati, tutti accusati di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, ruota attorno alla sanatoria del 2012 inizialmente destinate all’emersione del lavoro in nero di colf e badanti e poi estesa anche ad altre categorie. Sanatoria che prevedeva la regolarizzazione dei lavoratori domestici, a patto che fossero già alle dipendenze, da almeno tre mesi, dei datori di lavoro che ne facevano richiesta.
E proprio nel corso dei controlli sulla correttezza delle dichiarazioni presentate sul territorio provinciale, la squadra mobile avrebbe accertato come in molti casi quei lavoratori per i quali era stata presentata la domanda di emersione dal lavoro nero non avrebbero mai lavorato al servizio dei rispettivi datori di lavoro (tra cui diversi piccoli imprenditori).
Da qui l’avvio di una serie di indagini che hanno portato al processo odierno. Questa mattina, nel corso della prima udienza, sono stati ammessi i mezzi di prova e il giudice ha acquisito una sentenza di condanna emessa dal gup di Teramo nel 2015 nei confronti di uno degli imputati nel 2015 e che riguarderebbe gli stessi reati che gli vengono contestati nell’attuale procedimento. Da qui la richiesta del legale dell’uomo di una declaratoria di assoluzione a favore del suo assistito per il principio del “ne bis in idem”. Richiesta sulla quale il giudice si è riservato di decidere in sentenza.