Teramo, mazzette per affidare lavori di spazzamento neve: al via il processo a dirigente Anas
TERAMO, 17 novembre – A più di un anno dal rinvio a giudizio e dopo diversi rinvii per il terremoto si è aperto questa mattina, a Teramo, il processo a carico di Giuseppe Tuzi, 61 anni, di Avezzano, accusato di aver chiesto soldi ad un piccolo imprenditore teramano per affidargli lavori di spazzamento neve sulle strade. Soldi che avrebbe chiesto approfittando del ruolo ricoperto: all’epoca, infatti, Tuzi, che deve rispondere del reato di concussione, era responsabile dell’unità operativa gestione macchinari e attrezzature dell’Anas, compartimento della viabilità per l’Abruzzo.
Nel corso della prima udienza di questa mattina sul banco dei testimoni sono saliti sia la presunta vittima che la moglie, che seppur tra qualche contraddizione legata ai ricordi hanno confermato gli episodi contestati.
Come quello in cui la donna, su richiesta del marito, sarebbe andata a Città Sant’Angelo per consegnare nelle mani dell’allora dirigente Anas una busta con dentro 2500 euro.
Un’udienza che ha visto un duro scontro tra accusa e difesa, con l’avvocato di Tuzi che nel corso del controesame dell’uomo e della moglie ha proceduto a diverse contestazioni relative ad episodi e date.
Sul banco dei testimoni è salito anche il comandante della stazione di Silvi Antonio Tricarico, che ha svolto le indagini, e che ha ripercorso tutte le tappe dell’attività investigativa svolta.
I fatti contestati all’uomo, che dopo l’apertura dell’inchiesta è stato trasferito altrove, risalgono agli anni 2009 e 2010 quando avrebbe costretto l’imprenditore a versargli, in tutto, circa 8mila euro per ottenere i relativi contratti con l’Anas. Cinque, in particolare, gli episodi contestati, con i relativi pagamenti che secondo l’accusa sarebbero avvenuti a Bellante, L’Aquila, Città Sant’Angelo e Pineto.
A far scattare l’inchiesta, all’epoca, la denuncia della presunta vittima, titolare di una ditta di manutenzione stradale, che dopo aver versato gli 8mila euro nelle mani del dirigente non ce l’avrebbe fatta più, decidendo di rivolgersi alla magistratura. L’inchiesta, inizialmente approdata sul tavolo della Procura di L’Aquila era poi arrivata a Teramo per competenza, con il pm Stefano Giovagnoni che al termine delle indagini aveva chiesto ed ottenuto il processo per l’uomo.