Teramo, presunte timbrature illegali alla Asl: chiesta la condanna per tutti gli imputati
TERAMO, 16 febbraio – E’ con una richiesta di condanna per tutti gli imputati, per complessivi 13 anni ed 8 mesi di carcere, che il pm Davide Rosati, questa mattina, ha concluso la sua requisitoria nell’ambito del processo per le presunte timbrature illegali alla Asl di Teramo. Processo che vede imputati due dirigenti e tre dipendenti dell’azienda sanitaria.
Davanti ai giudici Sergio D’Ostilio, tecnico coordinatore della prevenzione del Sian (servizio igiene alimenti e nutrizione) ed ex vicesindaco di Bisenti, per il quale è stata chiesta una condanna a 4 anni e 6 mesi oltre alle pene accessorie previste per legge, Algesirio Volpi, tecnico della prevenzione del Sian, per il quale è stata chiesta una condanna a 2 anni e 4 mesi e 800 euro di multa, e Guido De Carolis, tecnico del servizio di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, per il quale è stata chiesta una condanna a 2 anni e 6 mesi e 900 euro di multa, tutti accusati di aver timbrato il cartellino, in numerose occasioni, in un ufficio diverso dalla propria sede di lavoro.
A processo, insieme a loro, anche i dirigenti del Sian Maria Maddalena Marconi, per la quale è stata chiesta una condanna a 2 anni e 8 mesi e 1000 euro di multa, e del settore prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro Valerio Benucci, per il quale è stata chiesta una condanna ad 1 anno ed 8 mesi di reclusione, accusati invece di averli autorizzati illegittimamente a timbrare in altre sedi rispetto a quella di lavoro.
Tutti devono rispondere di truffa aggravata in concorso.
Dopo la requisitoria del pm e l’arringa della difesa del dottor Benucci, il processo è stato aggiornato al 4 marzo per le arringhe difensive dei legali degli altri quattro imputati e per la sentenza.
Il fascicolo che ha portato i tre a processo, a firma del pm Davide Rosati, era stato aperto nel 2012 dopo alcune segnalazioni giunte sul tavolo della Procura e nel 2013 aveva portato alle misure, poi revocate, dell’obbligo di dimora a Bisenti per D’Ostilio, della sospensione dal servizio per Volpi e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per De Carolis.
Gli imputati si sono sempre difesi sostenendo come fosse stata la stessa Asl, che si è costituita parte civile nel processo, ad autorizzarli a timbrare in uffici periferici per questioni di economicità del servizio. Ma secondo l’accusa oltre ad aver interpretato in maniera onnicomprensiva quelle autorizzazioni, che sarebbero state invece limitate ad alcune occasioni legate ad esigenze di particolari servizi, i tre dipendenti avrebbero continuato a timbrare il badge fuori sede anche dopo la revoca delle autorizzazioni, disposta dalla stessa Asl.
Tutto con un danno per l’azienda sanitaria di diverse migliaia di euro.
A D’Ostilio, inoltre, viene contestata anche l’accusa di peculato per un presunto indebito utilizzo dell’auto aziendale che, secondo l’accusa, avrebbe utilizzato usualmente e che sarebbe risultata costantemente parcheggiata sotto la sua abitazione.