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Teramo, si è dimesso il sindaco Maurizio Brucchi

Teramo, si è dimesso il sindaco Maurizio Brucchi

TERAMO, 21 aprile – Quello di ieri è stato l’ultimo consiglio dell’era Brucchi. Le dimissioni del primo cittadino, per il quale l’allargamento a nove della giunta aveva rappresentato la pietra tombale, sono arrivate puntuali questa mattina quando il sindaco ha rimesso il mandato dopo che la seduta di ieri mattina aveva messo il sigillo sullo sgretolamento della sua maggioranza.

“Dopo una lunga e sofferta riflessione, in considerazione della situazione politica che si è venuta a creare all’interno dalla coalizione di centro destra al Comune di  Teramo, questa mattina ho rassegnato a  Sua Eccellenza il  Prefetto di Teramo e al Presidente del Consiglio Comunale le mie dimissioni da Sindaco – scrive Brucchi in uno stringato comunicato stampa – La dedizione e l’amore verso la mia città ritengo di averla dimostrata in 17 anni di amministrazione. La costanza, la coerenza,  l’onestà e il grande lavoro hanno caratterizzato il mio essere Consigliere Comunale, Assessore ed infine Sindaco”.

Poche righe in cui il sindaco, lungi dal fare considerazioni politiche, esprime il rammarico e dispiacere per una crisi destinata a far arrivare a Teramo un commissario in un momento particolarmente difficile della città, con oltre 4 mila sfollati per il sisma e un tessuto economico in ginocchio.

“Ringrazio prima di tutto la mia famiglia,  i miei concittadini, la coalizione che mi ha sostenuto,  il movimento  di  Forza Italia ed  in particolare il Presidente Silvio Berlusconi i cui valori hanno ispirato la mia azione politica – conclude Brucchi – Non ultimo ringrazio  l’intero Consiglio Comunale e tutte quelle persone che hanno lavorato al mio fianco in tutti questi anni”.

Dimissioni che adesso apriranno una notte da lunghi coltelli nel centrodestra teramano.

Intanto, dopo le dimissioni di Brucchi, iniziano ad arrivare le prime reazioni da parte della politica teramana. Tra i primi commenti quello di Paolo Gatti, tra gli artefici di quel rimpasto di giunta che con l’allargamento a nove ha finito di destabilizzare i precari equilibri che ancora garantivano la maggioranza a Brucchi. Allargamento di giunta contestato fortemente dai due consiglieri dissidenti di Futuro In, poi usciti dal gruppo, Alfredo Caccioni e Vincenzo Falasca.

“Sono dispiaciuto, ma comprendo l’amarezza e la stanchezza del Sindaco di Teramo. Io m’ero stancato da un bel pezzo – scrive sul suo profilo Fb Gatti –  Continuo a non comprendere invece come si possa ritenere che un commissariamento lungo, di 450 giorni, possa essere utile alla città e sono molto sorpreso dall’eventualità che la maggior parte dei consiglieri possano lasciare che la città sprofondi in una situazione patologica di tale natura. Temo che si assumeranno, nel caso, una grave responsabilità, e che potrà essere un grande danno per la nostra città”.

Tra le reazioni quasi immediate anche quelle di un altro ex di Futuro In, l’ex assessore Rudy Di Stefano per il quale le dimissioni del sindaco erano un atto dovuto.

“Dopo aver da tempo perso la maggioranza dell’elettorato – la sola Futuro In ha visto dimezzare il proprio bagaglio di preferenze, avendo perso in meno di un anno oltre 2500 voti (sui 5600 totali) – è venuta meno anche la maggioranza consiliare, non vedo cos’altro potevano inventarsi – scrive Di Stefano –  Mi trova d’accordo l’appello al senso di responsabilità (va capito cosa intendono), ma l’unica cosa responsabile ora è, cacciare i mercanti dal tempio, nominare una giunta tecnica di responsabilità che traghetti il Comune fino alla prima data utile per le elezioni (primavera 2018) e ridare in mano ai cittadini la possibilità di scelta. La cosa peggiore ora è che queste dimissioni risultino essere una “cialentata” (vedi sindaco L’Aquila)!!”

Sul fatto che le dimissioni fossero un atto dovuto è d’accordo, ovviamente, tutta la minoranza a cominciare dal Pd.

“Un atto inevitabile dopo la doppia sfiducia subita dal consiglio comunale in dieci giorni – commenta il capogruppo del Pd Gianguido D’Alberto – Una sfiducia che ha spezzato definitivamente il già debolissimo legame con le elezioni del 2014. Si tratta di una sconfitta che segna il fallimento non solo di Brucchi ma soprattutto di tutti i leader del centrodestra teramano che, in una situazione di crisi, si sono preoccupati fino all’ultimo solo di gestire potere e poltrone, conducendo con arroganza la città verso il commissariamento”.

 

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