Terremoto, Ance: “A Teramo il patrimonio edilizio è solido”
Teramo, 25 gennaio 2017 – Le ultime scosse, e il successivo allarme della commissione Grandi Rischi, hanno generato il panico nelle famiglie teramane. Un panico eccessivo secondo l’Ance Teramo, che sottolinea come la paura che serpeggia tra i cittadini possa avere ricadute molto pesanti sulla tenuta socio-economica del territorio. A confermare l’eccesso di allarmismo, secondo l’associazione, i dati delle verifiche post sisma messe in campo dai tecnici e che consentirebbero di stimare come solo il 4% dello stock immobiliare teramano collocato nelle zone ad alto rischio sismico sia stato seriamente danneggiato dalla sequenza. iniziata ad agosto 2016.
“La preoccupazione delle famiglie – afferma il presidente dell’Ance Falone è anche generata da informazioni scarse e talvolta superficiali che alimentano paure ed insicurezze; lavoreremo per avere un quadro conoscitivo del contesto generale che sia trasparente ed attendibile”.
Attenzione alla sicurezza, dunque ma senza generare troppe paure. Secondo l’Ance su 294mila edifici posti in zone ad alto rischio sismico all’interno della regione, sarebbero circa 70mila quelli ricadenti nella provincia di Teramo. Nel 2016, dopo le diverse scosse, in provincia sono stati segnalati danni a 18.348 strutture, , con le verifiche che hanno accertato danni al 30 per cento degli edifici controllati ma danni gravi solo nel 15% dei casi. Per l’Ance, dunque, fatte le dovute proporzioni, “si può affermare che il 4 per cento dello stock immobiliare teramano nelle zone ad alto rischio è stato danneggiato dal sisma”.
Se i dati non devono allarmare per l’associazione la vera priorità è l’istituzione immediata e pienamente efficace dell’ufficio speciale per la ricostruzione, che dovrà diventare il punto di riferimento di famiglie, tecnici ed enti locali per tutti i problemi connessi alla ricostruzione ed alla gestione delle emergenze post sisma.
“Abbiamo verificato – continua Falone – che altre regioni del centro Italia hanno già istituito l’ufficio speciale per la ricostruzione dotandolo di personale adeguato. La Regione Abruzzo è in ritardo ma la cosa più importante è che esso deve nascere con un progetto organizzativo credibile che attribuisca funzioni e competenze in ragione delle complesse e molteplici problematiche che dovranno essere affrontate. In questo senso i dati della ricostruzione post sisma Abruzzo 2009 non sono incoraggianti; al netto della città di L’Aquila soltanto il 20% delle abitazioni sono state riparate. Desolante è la situazione della provincia di Teramo che ha il primato negativo dei comuni che non hanno ancora approvato il piano di ricostruzione: ben quattro su otto comuni del cratere sismico”.