Torna libero il pianista di Chieti che coltiva cannabis per curarsi
CHIETI – Una storia che va avanti ormai da tempo quella di Fabrizio Pellegrini; un uomo di 49 anni residente a Chieti che per curare una patologia che gli causa dolori cronici, la fibromialgia, aveva deciso mesi fa di coltivare in proprio la cannabis per uso medico in virtù dei grandi benefici che questa riesce ad avere sulla malattia.
Un tira e molla infinito tra ingressi in carcere e successive richieste di rimessa in libertà, che ora si arricchisce di un ulteriore capitolo: lo scorso 2 agosto gli avvocati che lo difendono appoggiandolo in questa battaglia in favore della marijuana medica hanno annunciato il ritorno ai domiciliari per il pianista 49enne di Chieti. Il tutto a seguito anche dell’annuncio da parte del ministro della Giustizia, Andrea Orlando, di verifiche su questo caso.
La storia di Fabrizio Pellegrini diventa nota all’opinione pubblica circa un anno fa, nel luglio del 2016, quando viene arrestato e portato nel carcere di Chieti per aver coltivato in proprio alcune piantine di cannabis utilizzate per tenere sotto controllo i dolori causati dalla fibromialgia. L’artista abruzzese era già stato arrestato nel 2008 per i medesimi motivi: possesso ai fini di spaccio.
Una vicenda particolare che aveva portato subito alla mobilitazione da parte di una vasta fascia della società civile, soprattutto di chi è favorevole all’uso terapeutico della cannabis.
In tribunale il suo avvocato aveva presentato le cartelle cliniche di Pellegrini comprendenti anche la certificazione medica di richiesta del Bedrocan, farmaco a base di cannabis importato dall’Olanda. Solo che Pellegrini non poteva permettersi i costi per ottenere il medicinale né era riuscito ad ottenerlo a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Motivo per cui aveva optato per l’autocoltivazione.
Una vicenda giudiziaria piena di colpi di scena, come quello dello scorso aprile quando con una sentenza per certi versi coraggiosa i giudici stabilirono che Fabrizio Pellegrini coltivava cannabis per curarsi e non sarebbe dovuto rientrare in carcere.
Ebbene lo scorso 28 luglio il pianista di Chieti è tornato in libertà a seguito di una riduzione della pena pari a un anno. E non appena libero Pellegrini ha subito voluto precisare che continuerà a portare avanti la propria battaglia per ricevere cannabis medica con la quale curare la propria patologia.
Una situazione figlia di cavilli burocratici e pastoie legali che nasce da un decreto della regione Abruzzo che escludeva dall’erogazione gratuita dei farmaci a base di cannabis proprio la fibromialgia, e da una legge presentata sul tema per cercare di sistemare la situazione ma che si basava su un comma abrogato prima dell’entrata in vigore.
Come risultato, ad oggi i cittadini che hanno diritto a ricevere cannabis per curarsi sono costretti spesso e volentieri e ricorre ad altre vie, talvolta illegali, per trovarla. Proprio come il caso di Fabrizio Pellegrini, che da 11 anni combatte tra carcere, arresti, coltivazione in proprio della sostanza e dolori derivati dalla patologia di cui soffre.