Tortoreto, morta sotto il cavalcavia: la famiglia si oppone alla seconda richiesta di archiviazione
TERAMO, 26 settembre – Se c’è una certezza per la famiglia di Giulia Di Sabatino, la ragazza di Tortoreto il cui cadavere dilaniato dalle auto fu trovato sotto un viadotto dell’A14, quella certezza è che la figlia non si sia suicidata. Una convinzione che non viene scalfita nemmeno dalla seconda richiesta di archiviazione del fascicolo, presentata dalla Procura di Teramo e contro la quale i genitori della ragazza, come avevano annunciato, hanno depositato la relativa opposizione.Opposizione con la quale i genitori della 19enne, assistiti dall’avvocato Antonio Di Gaspare, chiedono ancora una volta tutta una serie di approfondimenti investigativi, anche alla luce di quelle che ritengono ulteriori contraddizioni emerse riascoltando alcuni testi, e che vanno da ulteriori accertamenti sulle immagini riprese dal sistema tutor presente nel tratto dove la giovane si sarebbe buttata fino all’acquisizione degli atti del procedimento per pedopornografia nel quale è imputato uno degli indagati nel fascicolo sulla morte della ragazza.
La nuova richiesta di archiviazione da parte dei pm Davide Rosati ed Enrica Medori era arrivata a fine agosto, con i due magistrati convinti, sulla scorta delle nuove indagini effettuate dopo che il gip Domenico Canosa aveva rigettato la prima richiesta di archiviazione, che non vi siano elementi tali da sostenere una tesi diversa dal suicidio.
Nel fascicolo, aperto all’indomani della morte della 19enne di Tortoreto con l’ipotesi di istigazione al suicidio, ci sono tre indagati: il 25enne della Panda rossa, che quella sera ebbe un rapporto sessuale con la ragazza, il 41enne che sempre quella sera le diede un passaggio con lo scooter e un trentenne di Giulianova accusato di pedopornografia nell’inchiesta aperta dalla Procura distrettuale dell’Aquila. Trentenne sul cui telefono furono trovate foto osè di Giulia e di altre ragazze, e per il quale a novembre si aprirà il relativo processo.