Treglio, no della Regione all’autorizzazione per il proseguimento dell’attività dei Sansifici Vecere
TREGLIO, 7 novembre – La Regione boccia la richiesta dei Sansifici Vecere Srl di Treglio al rilascio dell’autorizzazione unica ambientale, necessaria all’azienda per proseguire l’attività per altri 15 anni. A darne notizia lo stesso Comune di Treglio, che da sempre aveva espresso parere negativo e che sottolinea come la bocciatura sia legata a questioni igienico-sanitarie e urbanistiche.
Un no che arriva dopo la conferenza dei servizi dello scorso 30 gennaio, che aveva visto al tavolo i Comuni di Treglio, territorio dove è ubicato il sansificio, il Comune di Rocca San Giovanni, la Sasi Spa, l’Arta Abruzzo, l’Asl Lanciano-Vasto-Chieti, il Servizio di gestione e qualità delle acque della Regione e il movimento Nuovo Senso civico, quale portatore d’interesse e dove ad esprimere un parere sfavorevole era stata la stessa Asl per la quale non si conosceva “la qualità dell’aria della zona” e ci sarebbe stato il rischio che il sansificio arrecasse “pericolo alla salute pubblica, dato che è classificata come industria insalubre di primo grado”.
“Ci siamo presentati all’incontro – sottolina il sindaco di Treglio, Massimiliano Berghella – ribadendo il nostro no all’autorizzazione, tra le altre cose perché la società ha presentato un piano industriale identico a quello del 2011, quando scattò l’inchiesta della Procura di Lanciano con il sequestro dell’impianto produttivo e furono rilevate irregolarità e incongruenze nella struttura, che, così com’è adesso, è limitata e non è capace, a livello di emissioni, di rispettare i limiti imposti dalla legge, ad esempio per quanto concerne il monossido di carbonio ed altre sostanze inquinanti volatili”.
Vicenda sulla quale, ricorda il sindaco, a luglio di quest’anno c’è stata una sentenza di condanna per l’amministratore unico della società.
L’autorizzazione di Vecere era scaduta il 21 dicembre 2016 e aveva ottnuto una proroga di 90 giorni all’esercizio, terminato a fine marzo 2017.
“La società – evidenzia Berghella –avrebbe dovuto presentare un progetto in cui venissero individuate e adottate le migliori tecnologie disponibili, vero le tecniche impiantistiche, di controllo e di gestione che, a quelle tecnicamente realizzabili ed economicamente sostenibili, garantissero bassi livelli di emissione di inquinanti, l’ottimizzazione dei consumi di materie prime, prodotti, acqua ed energia e un’adeguata prevenzione degli incidenti”.
Invece il progetto presentato non ha soddisfatto i criteri richiesti e di qui la bocciatura.
“Quest’anno – sottolinea ancora Berghella – l’azienda non avrebbe dovuto riaprire i cancelli, essendo senza autorizzazione. E la ricomparsa del fumo dal camino non ha soltanto buttato nello sconcerto la cittadinanza ma rischia di minare il rapporto di fiducia che la stessa dovrebbe avere con le istituzioni. I cittadini sono tornati a lamentarsi, in questa circostanza, per l’odore acre ed il fumo. Inoltre l’azienda ha creato confusione e false aspettative negli imprenditori agricoli, dato che adesso, dopo il provvedimento regionale, ha dovuto spegnere il camino e smettere di ricevere sansa da destinare alla lavorazione”.
Dopo il no della Regione adesso la preoccupazione è per gli imprenditori agricoli e i frantoi.
“Per questo motivo sono in contatto con l’assessore alle politiche agricole, Dino Pepe, e il vice presidente della Regione, Giovanni Lolli, con delega alle Attività produttive. L’irresponsabilità dell’azienda, infatti, generato il caos. L’impianto di cui parliamo è classificato come insalubre di prima classe e secondo l’autorizzazione del 2011 si sarebbe dovuta delocalizzare, in accordo con l’azienda, che però non ha mai voluto sentire ragioni – conclude Berghella – Si tratta di una vicenda che interessa tutto il territorio e non solo il Comune di Treglio e per questo sabato scorso c’è stata una riunione con i sindaci dei centri limitrofi, che condividono appieno la linea dell’amministrazione comunale di Treglio, sia nella necessità di trovare una immediata soluzione al problema che si è creato per i frantoiani, sia nell’avviare un inderogabile progetto di delocalizzazione. I sindaci inoltre chiedono un impegno immediato e un incontro in Regione per una soluzione condivisa ed efficace”.