Truffa con le azioni Tercas, la Popolare di Bari si costituirà parte civile
TERAMO, 11 aprile – Nel processo teramano per la presunta truffa con le azioni Tercas la Banca popolare di Bari si costituirà parte civile. Ad annunciarlo, questo pomeriggio, nel corso dell’udienza davanti al giudice Flavio Conciatori che ha incardinato il processo, il legale dell’istituto di credito pugliese, che ha incorporato la banca teramana, e che ha preannunciato la costituzione nei confronti dell’ex dg Tercas Antonio Di Matteo e dell’allora responsabile pro-tempore dell’Area finanza della Tercas Lucio Pensilli.
Intanto, a fronte dell’adesione allo sciopero di quasi tutti i difensori e della mancata rinuncia da parte di uno degli imputati alla sospensione dei termini per il terremoto, il processo è stato rinviato al prossimo 25 settembre quando verranno discusse le questioni preliminari e si aprirà il dibattimento.
Il giudice ha poi calendarizzato anche le successive udienze: sette, comprese la prima, fino a dicembre.
Oltre alla Popolare di Bari, nella prima udienza del 25 settembre, è presumibile che si costituiscano parte civile anche molte delle parti offese.
A processo, per quella che la Procura considera una vera e propria truffa, ci sono 28 persone. Oltre a Di Matteo sono infatti finiti davanti ai giudici dirigenti, direttori di filiali e semplici impiegati, tutti accusati di truffa in concorso: Pensilli Lucio, Alessio Trivelli, Piero Lattanzi, Franco Maiorani, Fabrizio Di Bonaventura, Maria Gabriella Calista, Maria Lucia De Laurentiis, Silvana De Sanctis, Rosanna Arcieri, Christian Torreggianti, Carlo Pavone, Giancarlo Stacchiotti, Franca Marozzi, Marco Nardinocchi, Pietro Sciaretta, Nicola Celli,Monica Di Luciano, Elena Malatesta, Valentina Angelozzi, Luca Ettorre, Rosanna Rastelli, Maria Carmela Valentini, Danilo Ranalli, Marinella Petrini, Luisa Maria Ferri, Lidia Mazzocchitti, Enrico Robuffo.
Imputati ai quali la Procura contesta di aver venduto delle azioni facendole passare invece per cosiddetti ‘pronto contro termine’, investimenti ad un anno con un rendimento garantito.
“In particolare – scrive la Procura nel capo di imputazione – gli imputati prospettavano e proponevano ai clienti un investimento mobiliare riconducibile ad un’operazione in strumenti finanziari pronti contro termine, caratterizzata da assenza di rischio e dalla sicurezza di un rendimento annuo del 3% fisso e netto mentre, invece, il prodotto finanziario effettivamente offerto in vendita ed acquistato dal cliente si sostanziava in un investimento senza scadenza e connotato da profili di elevata rischiosità, essendo il valore delle azioni ordinarie dipendente dalle fluttuazioni del mercato”.
I fatti contestati ai 28 imputati imputati risalgono al 2011, con l’inchiesta partita dalle denunce di alcuni risparmiatori. Inizialmente tra gli indagati figurava anche l’ex presidente Tercas Lino Nisii, la cui posizione era stata successivamente stralciata ed archiviata insieme a quella di altri tre dirigenti.