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Uccise un uomo per un diverbio stradale, artigiano di Giulianova condannato a 14 anni

Uccise un uomo per un diverbio stradale, artigiano di Giulianova condannato a 14 anni

TERAMO, 21 dicembre – Un banale diverbio stradale, poi quella coltellata che non lasciò scampo a Paolo Cialini, imprenditore 41enne di Giulianova, ucciso davanti agli occhi della figlia. Un omicidio per il quale questo pomeriggio, al termine del processo con rito abbreviato, il gup Giovanni De Rensis ha condannato a 14 anni, 2 mesi e 20 giorni di reclusione, per omicidio volontario aggravato, il 60enne caldaista giuliese Dante Di Silvestre.

L’uomo è stata condannato anche al risarcimento del danno in favore delle parti civili, da liquidarsi in separata sede.

Il pm Enrica Medori aveva chiesto per l’­uomo la condanna a diciassette anni di ca­rcere, con il riconoscimento delle gene­riche equivalenti alle aggravanti.

I fatti risalgono al giugno scorso, quando Di Silvestre a bordo della sua auto, incrociò la vettura condotta da Paolo Cialini, imprenditore di 41 anni. A bordo c’era anche la figlia di Cialini, una bimba di appena sei anni.

La lite si accese per una quesitone stradale, insulti, parole sempre più grosse, voci alzate, poi nelle mani di Di Silvestre spuntò il coltello. Un colpo sferrato con determinazione che per Cialini si rivelò fatale. Cadde a terra sotto gli occhi della sua bambina.

Un delitto d’i­mpeto per i legali di Di Silvestre, che ­nel corso dell’arringa difensiva hanno s­ostenuto con forza la tesi dell’omicidio­ preterintenzionale.

Di Silvestre ha sempre sostenuto di non essersi accorto che nella macchina c’era anche la piccola. I due difensori, gli  avvo­cati Gennaro Lettieri e Nadia Baldini, che hanno sostenuto la tesi del delitto d’impeto, hanno sottolineato più volte il comportamento dell’omicida dopo il delitto.

Fu proprio Di Silvestre, infatti, ­a soccorrere Cialini e a chiamare i socc­orsi, aspettando in strada anche l’arriv­o dei Carabinieri. Lo stesso Di Silvestr­e subito dopo il delitto aveva provvedut­o ad un primo risarcimento nei confronti­ della figlia della sua vittima.

“E’ una sentenza abbastanza equilibrata tenendo conto del fatto – ha commentato l’avvocato Giovanni Melchiorre, che rappresentava la compagna e la figlia della vittima – Noi abbiamo chiesto non una sentenza che fosse una pena esemplare ma che venisse fatta giustizia per un fatto grave. Da questo fatto non risultano distrutte due famuglie ma una soltanto, quella di Paolo Cialini e della figlia”.

Il giudice ha disposto anche una provvisionale immediatamente esecutiva di 100mila euro in favore della figlia della vittima, di 40mila in favore della compagna e 20mila in favore della sorella.

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