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Un mese fa la tragedia dell’Hotel Rigopiano, per l’Abruzzo ferita ancora aperta /SPECIALE – VIDEO

Un mese fa la tragedia dell’Hotel Rigopiano, per l’Abruzzo ferita ancora aperta /SPECIALE – VIDEO

PESCARA, 18 febbraio – E’ mercoledì 18 gennaio e l’Abruzzo è sommerso dalla neve, che nell’entroterra supera anche i due metri. Manca poco alle 17 quando una valanga si stacca da 2.200 metri di quota. La slavina, con un fronte di 300 metri ed una forza pari a quattromila tir a pieno carico, travolge e distrugge l’Hotel Rigopiano. Nel resort ci sono 40 persone: 28 ospiti, tra cui quattro bimbi, e 12 dipendenti. Il bilancio è pesantissimo: 29 le vittime. Ad un mese esatto dalla tragedia, la ferita per l’Abruzzo è ancora aperta.

TERREMOTO E METRI DI NEVE, GLI OSPITI VOLEVANO ANDARE VIA

Circa tre metri di neve, già da soli impressionanti, a cui si aggiungono, nella mattina del 18 gennaio, quattro violente scosse di terremoto: gli ospiti dell’hotel vogliono lasciare il resort e tornare a casa. Ma c’è troppa neve. Attendono una turbina o uno spazzaneve, come emerso più volte dai messaggi inviati dai clienti a amici e familiari. Un mezzo che, secondo le comunicazioni ricevute, dovrebbe arrivare, ma che di fatto non arriverà mai. Nell’attesa, fatti i bagagli, ospiti e dipendenti si radunano nella hall, nella sala camino o in quella biliardo, in attesa che qualcuno arrivi a liberare la strada. E’ lì che li sorprende la valanga ed è lì che in 29 troveranno la morte.

LE TELEFONATE E LA MACCHINA DEI SOCCORSI

A lanciare per primo l’allarme è Giampiero Parete, cuoco di Montesilvano, che alle 17.08 contatta il 118. Dalla centrale operativa provano a richiamarlo 31 volte, senza successo. Alle 17.40 l’amministratore dell’albergo, Bruno Di Tommaso, dice alla Prefettura di Pescara di essere stato “fino a mo'” in contatto con l’hotel tramite WhatsApp. Lo scambio dei messaggi, in realtà, era stato precedente alla tragedia e questa incomprensione ritarda la partenza della macchina dei soccorsi di almeno un’ora e mezzo. Quintino Marcella, ristoratore di Silvi e datore di lavoro di Parete, avvisato dal suo dipendente, continua a contattare i numeri di soccorso tra le 18.03 e le 18.20, ma si sente dire più volte che tutto è già stato verificato e non ci sono problemi. Alle 19.01 Parete riesce nuovamente a parlare con il 118 e si mette in moto la macchina dei soccorsi.

L’ARRIVO DEI SOCCORRITORI

La colonna mobile dei soccorsi riesce a raggiungere la struttura dopo oltre 12 ore di viaggio, necessarie per percorrere nove chilometri in condizioni estreme e proibitive. Quando arrivano su ciò che resta dell’hotel, i soccorritori si trovano davanti un muro di quattro metri di neve, insieme a detriti e rami. Della struttura è visibile solo una piccola parte. Lì trovano due persone riuscite ad evitare la valanga. Si tratta di Giampiero Parete, che era uscito per prendere dei medicinali in automobile, e Fabio Salzetta, che era nel locale caldaia. Tuttofare dell’hotel, Salzetta per cinque giorni rimane sul posto per aiutare i soccorritori. La valanga gli porta via la sorella Linda.

LE RICERCHE

Le ricerche scattano immediate e vanno avanti per una settimana, 24 ore su 24, in condizioni proibitive. Tra venerdì 20 e sabato 21 gennaio vengono estratte vive da ciò che resta dell’hotel nove persone, tra cui la moglie e i figli di Parete. Poi le macerie iniziano a restituire solo corpi. Dopo una settimana non c’è più nessuno da cercare. Il bilancio è definitivo: i morti sono 29.

LA PROCURA INDAGA PER DISASTRO E OMICIDIO COLPOSO

La Procura di Pescara apre un fascicolo, al momento ancora senza indagati, per disastro e omicidio colposo. Ci sono tre informative distinte, oltre 40 testimoni ascoltati, pacchi di documenti acquisiti. Ma è solo l’inizio. Polizia, carabinieri e carabinieri forestali stanno per concludere il lavoro preparatorio per l’inchiesta. La documentazione preliminare sarà terminata non prima di una decina di giorni. Gli inquirenti si stanno concentrando sia sul dopo valanga, e cioè le chiamate ai numeri di emergenza, gli allarmi inascoltati e la partenza della macchina dei soccorsi, sia sul pre valanga, come il bollettino Meteomont che dava un rischio valanghe 4 su 5 nella zona o lo spazzaneve mai arrivato, sia sui lavori di ampliamento dell’hotel nel 2007 e sulla collocazione della struttura.

PER I SUPERSTITI IMPOSSIBILE TORNARE ALLA NORMALITA’

Con il passare delle ore e dei giorni emergono le storie di chi in quel maledetto hotel ha trovato la morte e di chi, invece, da quel mostro di neve e detriti è riuscito a salvarsi.  Sono Adriana Vranceanu, Gianfilippo e Ludovica Parete (moglie e figli di Giampiero), Edoardo Di Carlo, Samuel Di Michelangelo, Giampaolo Matrone, Vincenzo Forti, Francesca Bronzi e Giorgia Galassi, i superstiti dell’hotel Rigopiano. La vita per nessuno di loro sarà più la stessa. Edoardo, 9 anni, pescarese, ad esempio, resta orfano, così come il piccolo Samuel di Michelangelo. Francesca Bronzi, 25enne di Pescara, perde il fidanzato, Stefano Feniello, a cui lei aveva regalato un soggiorno nel resort per festeggiare il compleanno del ragazzo. Giampaolo Matrone, di Monterotondo, perde la moglie Valentina Cicioni e resta vedovo a 33 anni. Le immagini, le sensazioni e i suoni di quell’inferno sono ancora impressi nella mente e difficilmente andranno via. Resta il dolore. I drammatici ricordi di quanto accaduto sono ancora vivi. Si prova a reagire e si cerca di tornare alla quotidianità, ma per molti è impossibile.

LE VITTIME

Quindici gli uomini e quattordici le donne che hanno trovato la morte nel resort: Valentina Cicioni, Marco Tanda, Jessica Tinari, Foresta Tobia, Bianca Iudicone, Stefano Feniello, Marina Serraiocco, Domenico Di Michelangelo, Piero Di Pietro, Rosa Barbara Nobilio, Sebastiano Di Carlo, Nadia Acconciamessa, Sara Angelozzi, Claudio Baldini, Luciano Caporale, Silvana Angelucci, Marco Vagnarelli, Paola Tomassini, Linda Salsetta, Alessandro Giancaterino, Cecilia Martella, Emanuele Bonifazi, Luana Biferi, Marinella Colangeli, Alessandro Riccetti, Ilaria Di Biase, Roberto Del Rosso, Gabriele D’Angelo, Dame Faye.

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