Università Chieti-Pescara, Cassazione revoca interdizione per ex rettore Di Ilio e dg Del Vecchio
PESCARA, 7 luglio 2017 – La Corte di Cassazione ha annullato il provvedimento di interdizione della durata di sei mesi, emesso dal gip del tribunale di Chieti nel marzo scorso, a carico dell’ex rettore dell’Università di Chieti-Pescara, Carmine Di Ilio e del direttore generale Filippo Del Vecchio. A giudizio della suprema corte non sussistono esigenze cautelari tali da giustificare il provvedimento.
Il procedimento naturalmente va avanti, ma si tratta di un passaggio che segna un punto a favore delle difese di Di Ilio e Del Vecchio. Il primo, all’indomani della sentenza del tribunale di Chieti, scelse di dimettersi, aprendo la strada all’elezione del nuovo rettore Sergio Caputi. Del Vecchio, al contrario, ha incassato il colpo ma adesso è intenzionato a tornare al proprio posto, nonostante le resistenze di una parte del mondo accademico.
Di Ilio e Del Vecchio erano finiti sotto inchiesta dopo la denuncia per abuso d’ufficio presentata dal professore Luigi Capasso, ex componente del Consiglio di amministrazione dell’ateneo, nella quale venivano segnalate presunte irregolarità nell’affidamento della gara d’appalto per la progettazione dei lavori all’ex caserma Bucciante di Chieti. L’esposto aveva fatto scattare le ipotesi di reato, che vanno dal falso all’abuso in atti di ufficio, fino alla violenza privata, che chiama in causa il solo Di Ilio.
I due vertici della d’Annunzio sono infatti accusati, sulla base della denuncia di Capasso, di avere revocato, senza preavviso, le sue nomine a componente del Cda universitario e a membro della direzione del Museo dell’ateneo, con una serie di atti amministrativi finiti al vaglio della procura.
Al direttore generale viene inoltre contestato il falso per avere modificato, con due missive, il contenuto di una delibera del Cda che escludeva l’affidamento al Provveditorato delle opere pubbliche del progetto dell’ex Bucciante che, secondo il Cda, doveva essere redatto dall’università per ridurre i costi. L’incarico, per volere di Del Vecchio, con un atto controfirmato da Di Ilio, sarebbe stato invece affidato allo stesso Provveditorato.
Di Ilio e Del Vecchio sono accusati anche di abuso: il direttore generale non si sarebbe astenuto dal partecipare, nel Cda, alla discussione sulla proposta di avvio di un procedimento disciplinare nei suoi confronti, mentre il rettore si sarebbe rifiutato di portare al Cda la questione inerente il procedimento disciplinare e l’approvazione del contratto sulla nomina a direttore generale di Del Vecchio. Di Ilio, secondo l’accusa, avrebbe inoltre estromesso il Cda dalla pratica sul procedimento disciplinare, trattandolo in via esclusiva e concludendo per l’archiviazione.
Infine il rettore è accusato anche di violenza privata, perché avrebbe vietato a Capasso di partecipare ad una seduta del Cda riguardante l’emissione di un possibile procedimento disciplinare a carico di Del Vecchio.