Vasto, detenuto incendia materasso: fumo e caos in carcere
VASTO, 25 ottobre – Fumo e aria irrespirabile, martedì sera, nel carcere di Vasto, dopo che un detenuto magrebino ha dato in escandescenza ed ha incendiato il materasso che aveva in cella. Il peggio è stato evitato grazie all’intervento della Polizia penitenziaria, che ha riportato la situazione alla normalità. A diffondere la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe), che torna a lanciare l’allarme sulla “recrudescenza di eventi critici e violenti nelle carceri del Paese”.
Dopo che l’uomo ha dato fuoco al materasso, il fumo ha rapidamente raggiunto i corridoi e le altre celle, rendendo l’aria irrespirabili, con tutti i conseguenti pericoli per i detenuti e per gli operatori della Casa di lavoro di Vasto. I baschi blu, subito intervenuti, sono però riusciti a riportare la situazione alla calma.
“Sono stati momenti di grande tensione e pericolo – commenta il segretario generale del Sappe, Donato Capece – gestiti con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari. Quanto accaduto a Vasto evidenzia come le tensioni e le criticità nel sistema dell’esecuzione della pena in Italia sono costanti. Particolarmente allarmante la situazione è per la Polizia Penitenziaria di Vasto, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici, anche in considerazione delle gravi carenze organiche del reparto che determinano pesanti condizioni di lavoro e della discutibile decisione di non ricorrere alle prestazioni di lavoro straordinario per poi non poterle retribuire in una logica perversa di economicità”.
“E’ solamente grazie ai poliziotti penitenziari, gli eroi silenziosi del quotidiano a cui va il ringraziamento del Sappe per quello che fanno ogni giorno – aggiunge il segretario – se il numero delle tragedie in carcere è fortunatamente contenuto. Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso. Le responsabilità ricadono su chi ha la responsabilità politica di intervenire, a cominciare dal ministro della Giustizia Orlando”.