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Vasto, morì in seguito ad una diagnosi errata: la Procura apre un’inchiesta

Vasto, morì in seguito ad una diagnosi errata: la Procura apre un’inchiesta

VASTO, 29 luglio – Daniele Skerletic, 40enne di Isernia, fu ricoverato all’ospedale di Vasto nel 2014 per una piega da decubito e successivamente dimesso con una prognosi di vescica neurologica ed infezione urinaria. Nuovamente ricoverato e poi ancora dimesso, l’uomo vide le sue condizione peggiorare fino al ricovero all’ospedale di Ponderano dove nel 2016 gli fu diagnosticato un carcinoma spinocellulare che partiva della vescica e dove morì dopo tre interventi. Una morte sulla quale adesso la Procura di Vasto ha aperto un’inchiesta dopo la presentazione di un esposto denuncia da parte del padre, con l’obiettivo di verificare se una corretta diagnosi avrebbe potuto salvargli la vita.

A dare notizia dell’apertura dell’inchiesta proprio il padre di Sketerlic, che ha chiesto “l’acquisizione della documentazione medica inerente al caso e la disposizione di una perizia medico-legale al fine di accertare gli eventuali profili di colpa medica dei sanitari del nosocomio di Vasto“.

Quando Daniele arrivò per la prima volta all’ospedale di Vasto era il 2014.  Il 40enne, costretto a vivere su una sedia a rotelle in seguito ad un incidente,  fu ricoverato nel mese di novembre  per una piaga da decubito e  poco dopo, secondo quando denunciato dal padre, fu dimesso con una diagnosi di vescica neurologica e di infezione urinaria.

Ma nonostante le terapie le sue condizioni di salute sarebbero andate progressivamente peggiorando, fino ad un nuovo ricovero sempre a Vasto nel 2016, quando gli fu diagnosticata un’infezione da trattare con l’asportazione di un rene e la contestuale ricostruzione di parte della vescica. Alla famiglia fu consigliato di rivolgersi, per l’intervento, all’ospedale ‘Careggi’ di Firenze dove però, sempre secondo quanto denunciato dal padre non fu mai accettato.

A quel punto il ragazzo tornò a casa, dove rimase per 26 giorni  e dove fu sottoposti a terapia domiciliare, fino al ricovero all’ospedale di Ponderano in provincia di Biella. Qui, dopo una Tac, gli fu diagnosticato il tumore. A quel punto, dal 28 giugno al 13 luglio, il 40enne fu sottoposto a tre interventi. Ma il 7 agosto morì.  Da qui la decisione del padre di presentare un esposto per verificare se un’esatta diagnosi avrebbe potuto salvare la vita del figlio.

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