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Wwf Abruzzo: “No allo scarico di 342 mila metri cubi di fanghi nei pressi della Torre del Cerrano”

Wwf Abruzzo: “No allo scarico di 342 mila metri cubi di fanghi nei pressi della Torre del Cerrano”

PINETO, 21 agosto 2017 – Il Wwf Abruzzo lancia l’allarme sui rischi per il tratto costiero della Torre del Cerrano, al confine tra Silvi e Pineto, riconosciuto come Sito di importanza comunitaria e il cui perimetro coincide con quello dell’omonima Area marina protetta. “Il progetto relativo ai lavori di escavazione e approfondimento dei fondali del porto di Ortona prevede lo scarico in mare di 342.694 metri cubi di fanghi di dragaggio ad appena 6 chilometri dal confine dell’area protetta e a 2,5 chilometri dal margine della zona contigua – denuncia Luciano Di Tizio, delegato Abruzzo del Wwf -. Il mare è una risorsa troppo preziosa per essere impunemente maltrattata”.

L’associazione ambientalista la settimana scorsa ha presentato le proprie osservazioni al Comitato di Coordinamento Regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale in relazione ai lavori in programma al porto di Ortona, contestando lo scarico in mare dei fanghi di dragaggio e ponendo l’accento soprattutto sul fatto “che non sono stati presentati a corredo del progetto studi sufficientemente approfonditi sulle possibili conseguenze di un tale sversamento”.

Il Wwf rileva come il Sito di importanza comunitaria e l’Area marina protetta siano stati creati a tutela di habitat e di specie di particolare rilievo e considera fondamentale valutare le possibili conseguenze di ogni intervento prima di attuarlo:

“Il progetto prevede giustamente l’installazione di stazioni di monitoraggio nella zona di dragaggio, ma non ne prevede neppure una in quella di sversamento. Tenendo conto che l’area è frequentata, tra l’altro, da specie importanti come, ad esempio, la tartaruga comune Caretta caretta e il delfino tursiope Tursiops truncatus, ci si aspetterebbe ben altra precauzione. Né può essere accettabile giustificare la scelta con il fatto che nello stesso sito erano già stati sversati nel 2011 materiali dragati dal porto di Pescara. Le quantità interessate allora erano infatti enormemente inferiori: 72.621 metri cubi a fronte degli attuali 342.694 metri cubi. Inoltre allora vennero prese migliori cautele, con un apposito piano di monitoraggio. Da tenere presente, poi, che da allora ad oggi è stato istituito il Sito d’interesse comunitario del Cerrano, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea numero 24 del 26 gennaio 2013”.

Di Tizio illustra dunque le richieste del Wwf:

“Chiediamo che gli studi scientifici a corredo del progetto e quindi il progetto stesso tengano conto delle criticità che abbiamo evidenziato, valutando ogni possibile conseguenza ambientale prima di agire. Ci tengo ad aggiungere che, al di là delle osservazioni che abbiamo presentato su questa specifica vicenda, sui porti è la scelta politica che in Abruzzo si persegue ad essere profondamente sbagliata. Si punta a una proliferazione degli approdi, in particolare quelli turistici, nella illusoria speranza che un porticciolo possa fungere da volano per l’economia locale, con l’unico concreto risultato di disperdere i fondi in mille rivoli, insufficienti a risolvere i problemi. Servirebbero invece programmazione e indirizzi precisi, con indicazioni di priorità e di esigenze, senza dimenticare le vocazioni dei territori. Unire le forze, concentrando i finanziamenti su poche strutture di qualità, con benefici sia per l’ambiente che per l’economia: è questa la scelta vincente, ma si tratta purtroppo di una strategia che cozza con l’autolesionistico campanilismo che attanaglia l’Abruzzo e che politici miopi continuano pedissequamente a cavalcare alla ricerca di facili consensi, a dispetto degli interessi reali della regione”.

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